Piccolo elogio delle tenebre

Nella moschea insediata tra le mura di Santa Sofia a Istanbul e inaugurata proprio ieri, le icone cristiane sono state coperte da tendaggi per non infastidire i devoti islamici. Si sa che l’Islam proibisce le immagini sacre. Anche quando rappresentano Gesù o la Madonna che in realtà sono menzionati con sommo rispetto dallo stesso Corano. Ma non è la polemica religiosa del momento a interessarci. Su questo, ci limitiamo ad osservare che, se si voleva ripristinare un uso sacro del monumento, sarebbe stato storicamente più sensato permettere i riti sia ai cristiani che ai musulmani a giorni alterni. La lode a Dio non è esclusiva di una sola religione e Santa Sofia è nata cristiana, è diventata musulmana e infine si è trasformata in un museo “laico”.


Se partiamo dalla disputa su Santa Sofia è solo perché originariamente c’era il progetto di nascondere le icone con “luci laser oscuranti”. È proprio sull’espressione “luce oscurante” che vorremmo soffermarci. Da quando in qua una luce genera buio? La questione è tecnica e la lasciamo agli esperti. Tuttavia, pensando alla vita quotidiana, sappiamo che troppa luce accieca. Prendiamo l’inquinamento luminoso, un fenomeno globale che immerge numerose metropoli dentro un giorno ininterrotto. Ci sono posti, nel mondo, in cui il buio è stato sfrattato dagli spot sparati a mille o dai lampioni che eruttano luce non appena si affaccia l’imbrunire. La filosofa Francesca Rigotti, che intervistiamo nel CorrierePiù, parla né più né meno di “buicidio”. Perché, vista dal cielo, la Terra sembra una lampadina che non si spegne mai.
La questione è seria perché ha implicazioni economiche, ambientali, sanitarie e psicologiche. Lo scialo di luci notturne si traduce in uno sproposito di spese inutili, sprechi energetici, annullamento del ritmo sonno-veglia, con le conseguenze fisiche e umorali che sappiamo. Va quindi molto oltre l’impossibilità di godere del riverbero delle stelle.


Poi c’è la dimensione simbolica. Col fatto che il buio nasconde insidie e fa paura, abbiamo finito col mitizzare la luce. Colpa degli antichi filosofi greci (non tutti) e dei loro epigoni dei secoli a seguire, spiega Rigotti. Nel sacco dell’oscurità abbiamo buttato il pericolo, l’orrore, la dabbenaggine e la superstizione. Allo splendore dell’illuminismo, inteso come sinonimo di conoscenza, si oppone la miseria dell’oscurantismo. Dimenticando che il buio, protesta Francesca Rigotti, è anche un buon amico. Non è l’antitesi della luce, ma il suo polo complementare.

Così abbiamo messo sull’altare la ragione e per estensione la scienza, descrivendola come la luce che fende le tenebre dell’ignoranza. E abbiamo relegato nell’ombra tutto ciò che è nascosto alla luce. Come il sentimento, l’intimità, la fantasia, ovvero il regno dell’arte e della vita. È una gerarchia che penalizza la dimensione esistenziale e le discipline umanistiche. Ci siamo giocati le sfumature del mondo e di noi stessi. Luce-buio. Bianco-nero. Vero-falso. Buono-cattivo. L’esaltazione della luce comporta l’azzeramento delle penombre.
Qualche anno fa il filosofo francese Michaël Foessel, autore come Rigotti di un saggio sull’oscurità, ha scritto una sorta di manifesto nel quale incoraggiava gli umani a uscire a notte fonda, lontano dalle luci aggressive dei neon, dalla luce bianca e pallida dei centri urbani e commerciali, per entrare nelle tenebre e incontrare l’ignoto. L’idea era quella di sfruttare la possibilità rara di perdere una visione giudicante e analizzante delle cose, del mondo, dei nostri fratelli umani. La notte azzera le gerarchie. Non è comoda, ma proprio per questo ci obbliga ad essere solidali con ciò che ci circonda, ad abbandonare i nostri privilegi rendendoci tutti uguali. È la democrazia del mondo oscuro.


Il buio, insomma, è una dimensione affascinante dal punto di vista fisico, simbolico e politico. E va rivalutato. La notte è un balsamo che consente al tuo corpo di riposare e di rigenerarsi, è la porta d’accesso al sogno. Le luci spente sono un bacio ai tuoi occhi stanchi. Nel buio del ventre si formano, morula dopo morula, i futuri esseri umani. Protette dall’oscurità dei drappi, anche le Madonne bizantine di Santa Sofia torneranno a cantare la ninna nanna per addormentare il loro santo bambino.