Pensieri di libertà

Portar doni

Ma perché amiamo fare e ricevere doni?
Francesca Rigotti
Francesca Rigotti
04.12.2025 06:00

Tra pochi giorni festeggeremo ancora il Natale e a Natale la tradizione vuole che ci si scambi regali per rappresentare con un gesto concreto l’affetto verso chi ci è caro. Ma perché amiamo fare e ricevere doni? Direi che il motivo principale sta nel fatto che questa pratica ci fa vedere che non siamo soli e che c’è qualcuno che ci donerà qualcosa, se ci va bene; e se no, possiamo sempre regalare noi qualcosa a qualcuno, anche se non lo conosciamo. Il punto è che il dare e il ricevere doni instaura non soltanto una relazione con l’altro, ma anche una relazione particolare, che è veicolo di rispetto e riconoscimento. È quello che i moderni studi sul dono chiamano il «valore di legame», che attraverso il dono stabilisce o ristabilisce una relazione autenticamente umana. Insomma il dono rinforza la relazione e la rilancia, con il controdono o con la semplice riconoscenza; anzi si potrebbe dire che il dono è l’espressione simbolica della relazione, il pretesto quasi, e che la posta in gioco non è il dono ma la proposta di legame, l’offerta di relazione. Fin qui abbiamo parlato del dono natalizio o simili, scambio o offerta di doni a chi vogliamo bene o a qualcuno con il quale abbiamo o desideriamo avere una relazione. Ma c’è anche il dono utilitaristico, fatto per ottenere favori. Sempre dono è, ma forse potremmo chiamarlo «dono di scambio». È spesso praticato nei confronti di ricchi e potenti, che non ne hanno bisogno, allo scopo di addolcirli, blandirli, accarezzarli, senza ricorrere alla corruzione vera e propria. Corrompere infatti sta precisamente per indurre qualcuno con denaro o con promesse a venir meno al dovere. Il dono utilitaristico è un po’ diverso. Immagino che gli industriali che sono andati a portare a Trump un lingotto d’oro e un orologio di lusso volessero soltanto blandirlo, ammorbidirlo sulla questione dei dazi, e pare ci siano riusciti.

Questo apre però un altro problema. Un funzionario pubblico può accettare doni? Negli Stati Uniti? Una volta venni premiata, insieme a persone di altre discipline e competenze, per la categoria «filosofia». Ricevemmo tutti una targa d’argento col nostro nome. Soltanto la signora americana, console degli Stati Uniti, ricevette un mazzo di fiori. Ci spiegarono che ciò era dovuto al fatto che un funzionario pubblico statunitense non può ricevere doni del valore superiore a, nel mio ricordo, 50 dollari. Anni dopo, pensando al Jumbo jet di superlusso valutato 400 milioni di dollari donato nel maggio di quest’anno dalla famiglia reale del Qatar al presidente Trump - un dono, hanno fatto sapere dal Qatar, «senza condizioni», qualunque cosa ciò significhi - non ho potuto fare a meno di ricordare l’episodio del mazzo di fiori e chiedermi per chi valgano quelle restrizioni.