Putin-Macron, lo zar e il re Sole

di GERARDO MORINA - Un minuetto è andato in scena ieri a Versailles. Protagonista il presidente russo Vladimir Putin, invitato per assistere alla commemorazione, attraverso una mostra, del trecentesimo anniversario del viaggio compiuto in Francia dallo zar Pietro il Grande. Coprotagonista il giovane neopresidente francese Emmanuel Macron, ansioso di brillare eguagliando Angela Merkel nel ruolo di statista internazionale. Mancavano parrucche e boccoli e la regia dell'evento sarebbe stata perfetta. Ma se Macron si è creduto il re Sole (in realtà fu non Luigi XIV ma Luigi XV, che aveva allora sette anni, ad accogliere lo zar a Parigi nel 1717) e Putin quel Pietro che fondò Pietroburgo, le somiglianze sono state solo sulla scena e le circostanze in cui si è svolto l'incontro sono risultate molto diverse. Autocratico come Putin Pietro il Grande ma, diversamente dal suo successore, autore con la sua tappa a Parigi di un'apertura verso il mondo occidentale che non ebbe uguali nella storia russa e nella cui scia Putin vorrebbe immettersi se non fosse che la Russia è tornata ad essere sotto il suo comando fortemente slavocentrica. Parallelamente, il regno di Macron non è che all'inizio e non sarà certo una sonata di clavicembalo. Secondo il copione, Versailles avrebbe dovuto rilanciare le relazioni tra Parigi e Mosca, turbate da divergenze di fondo che ebbero la loro massima incrinatura quando l'autunno scorso, sotto la presidenza Hollande, Putin annullò una visita a Parigi dopo che l'ospite ne mise in dubbio l'utilità. Erano i giorni del bombardamento di Aleppo, che Hollande non esitò a definire un crimine di guerra. E neppure Macron fece mistero dei suoi valori antitetici rispetto a quelli del presidente russo quando in campagna elettorale affermò di non essere tra coloro che sono affascinati da Putin. Acqua passata allora? Fine delle sanzioni per Mosca, delle quali la Francia è sempre stata tra i Paesi sostenitori? Certamente no, ma, da parte francese, un dialogo esigente e senza concessioni.Con in più un atteggiamento pragmatico, nel tentativo di guardare oltre e nella convizione che Putin debba essere considerato un importante interlocutore. Insomma, una specie di ciambella di salvataggio lanciata da Parigi a Mosca, nel momento in cui segna il passo la politica russa volta ad un riavvicinamento con l'Asia e rimangono tese le relazioni con Washington. Si è visto ieri pomeriggio durante la conferenza stampa che ha fatto seguito all'incontro bilaterale. Macron e Putin hanno risposto alle domande dei giornalisti a denti stretti. Tra l'annoiato e il divertito il presidente russo, più compassato e concreto quello francese. Il tutto senza far mancare qualche piccola novità come slancio verso il futuro. Il tema delle presunte ingerenze russe nella campagna elettorale francese è stato trattato solo di striscio. Putin ha negato questa realtà affermando: «Non siamo bambini, siamo persone serie». Da parte sua Macron ha solo fatto accenno al comportamento scorretto di organi di stampa finanziati dal Cremlino come Russia Today e Sputnik. Non è stato poi risparmiato il fronte interno russo dove la Francia, ha avvertito l'inquilino dell'Eliseo, «vigilerà costantemente sul rispetto dei diritti umani in Russia e in Cecenia». Ma è la Siria, insieme all'Ucraina, che rimane la questione più scottante nei rapporti tra Parigi e Mosca. La Francia, ha sottolineato Macron, «controllerà che tutti gli accessi umanitari siano presenti e persone innocenti non possano essere vittime della nostra incapacità di prendere decisioni», mentre «qualsiasi utilizzo di armi chimiche sarà oggetto da parte francese di rappresaglie». I due presidenti hanno anche concordato di mettere in cantiere un gruppo di lavoro congiunto contro il terrorismo, anche se la novità maggiore riguarda la crisi ucraina. Su tale questione Macron si è detto convinto (Putin annuiva) dell'utilità che si tenga a breve un altro scambio di colloqui nel «formato Normandia», che riunisce allo stesso tavolo Russia, Ucraina, Francia e Germania. Uno scenario, questo, in cui Parigi intende valorizzare il suo ruolo di mediazione.