Quale ruolo per l’Ambrì Piotta?

ioca anche benino, lotta e si impegna applicando con disciplina un sistema di gioco collaudato e mandato a memoria, e non è praticamente mai surclassato dall’avversario di turno. Riceve complimenti un po’ su tutte le piste svizzere e non c’è una squadra che ama particolarmente giocare alla Valascia: eppure l’Ambrì Piotta è ultimo in classifica. Una classifica cortissima, certo: sono finiti da un pezzo i tempi in cui, in questo periodo dell’anno, il sogno di partecipare ai playoff era ormai già svanito da un pezzo. Resta da capire quale ruolo i biancoblù – alla vigilia di due sfide delicate contro Zugo in casa e Davos in trasferta – possono e devono recitare in questo campionato.
Esiste una certa magnanimità di fondo nei confronti della formazione guidata da Luca Cereda, figlia di un passato prossimo fatto di sofferenze e di spareggi contro la relegazione da brividi di paura. E figlia delle ataviche ristrettezze economiche con le quali il club deve quotidianamente fare i conti. All’Ambrì Piotta si è insomma disposti a perdonare un po’ tutto a priori. Ma è davvero questa la giusta forma mentis per aiutare la squadra leventinese a compiere un ulteriore salto di qualità? Puntare alla salvezza quale obiettivo stagionale è saggio e comprensibile, ma qualcosa è cambiato rispetto alla scorsa, straordinaria, annata agonistica.
Cereda è il primo a non cercare scuse o alibi, ma è certo che l’incredibile serie di infortuni che sta flagellando l’Ambrì Piotta non aiuta. Non solo per il talento individuale di gente come Novotny, Upshall, Hofer, Kostner, Sabolic, Conz o Zwerger – per citare alcuni degli elementi fermi ai box o che hanno dovuto effettuare una pausa forzata – ma anche per la difficoltà di trovare il giusto amalgama quando ci si trova costantemente in situazione di assoluta emergenza. Alla luce dell’equilibrio che regna nel campionato svizzero, nessuna squadra può sperare di superare indenne lunghi periodi a ranghi ridotti.
E poi, ovviamente, manca Dominik Kubalik, l’uomo che aveva i numeri per risolvere le partite dal nulla. Sfide che viaggiano sui binari dell’equilibrio e che quest’anno i leventinesi faticano maggiormente a vincere. Rimanendo nell’ambito degli stranieri, a Matt D’Agostini non si può rimproverare nulla, mentre Brian Flynn è in crescita sia a livello di punti che di impronta sul gioco biancoblù. Tocca ora a Robert Sabolic e a Nick Plastino dare di più. Ce la faranno?
Dato il giusto peso al ruolo della sfortuna, rispetto allo scorso anno all’Ambrì Piotta fa difetto una certa costanza, tra una partita e l’altra ma anche nel contesto dei sessanta minuti di una sfida. Se la troveranno, i leventinesi potranno togliersi belle soddisfazioni indipendentemente dal raggiungimento o meno dei playoff. Perché – oltre alla salvezza – l’obiettivo del club resta un altro ed è quello annunciato all’inizio dell’era Duca - Cereda: continuare a puntare con decisione sui giovani – possibilmente cresciuti nel vivaio – per costruire, fortificare e tramandare l’imprescindibile concetto di identità biancoblù.