Quel Leonardo è un bluff

di RUDY CHIAPPINI - Da qualche tempo, un po? a tutte le latitudini, ha preso piede la moda di creare un evento espositivo attorno ad un?unica opera d?arte. Proprio in questi giorni, e ancora per poche settimane, Milano presenta nelle sale del Museo Diocesano la Natività di Lorenzo Lotto. A poche centinaia di metri Palazzo Marino, per non essere da meno, mostra all?ammirazione di un numerosissimo pubblico, tra cui anche molti ticinesi, il San Giovanni Battista di Leonardo da Vinci, proveniente dal Louvre.Questa consuetudine di offrire agli appassionati d?arte una sorta di «dono natalizio» ha preso avvio una decina di anni orsono, quando nell?imminenza delle festività, l?Accademia di Brera ospitò la Dama con l?Ermellino di Leonardo, proveniente dal Museo di Cracovia. In due settimane il dipinto fu visto da decine di migliaia di persone.Quali sono le ragioni alla base di queste iniziative? Il loro essere riproposte a scadenze regolari libera subito il campo dall?intento provocatorio di rispondere per contrappasso agli eccessi bulimici di gran parte delle attuali esposizioni. Alla base non sta nemmeno l?idea profondamente dadaista e postmoderna di stupire con un evento fondato sulla presentazione di un?unica opera, poichè a queste operazioni manca la componente ludica, l?elemento autoironico. Né è la coerenza di un progetto a caratterizzare siffatte iniziative che soffrono di una profonda dicotomia interna. Da una parte si afferma, in una sorta di democratizzazione dell?arte, di voler portare alla conoscenza del pubblico più ampio possibile un?opera di straordinario valore per il puro piacere della fruizione estetica. Ma nello stesso tempo si pubblicano corposi cataloghi che vivisezionano il dipinto attraverso i dati del microscopio stereoscopico, della fotografia in fluorescenza ultravioletta e della riflettografia all?infrarosso. Elementi di un?analisi scientifica destinata in primis agli addetti ai lavori, che finiscono comunque col togliere al dipinto quell?aura di magia legata al mistero dell?invenzione creativa che tanto affascina e attrae la gente.E allora? Allora la realtà è assai più semplice. Raramente musei importanti si prestano a questi «assoli» che per contro sono appannaggio di istituzioni culturali prive di indirizzi, progettualità e programmazione, alla ricerca soprattutto di un facile consenso. Non è un caso che l?accesso al cosiddetto capolavoro viene spesso gentilmente offerto. In occasione di tali eventi i promotori trovano infatti con disarmante facilità compagni d?avventura, insperati in questi tempi di crisi: grandi e generosi sponsor in cerca di altrettanto facile popolarità, fondata più sull?apparenza e sull?immediata visibilità che su un serio sostegno alla cultura.E?il trionfo dell?effimero, dell?improvvisazione e, in molti casi, anche dell?esagerazione. Con tutto il rispetto per il loro valore artistico né il San Giovanni Battista di Leonardo da Vinci né la Natività di Lorenzo Lotto possono essere considerati capolavori da sindrome di Stendhal.Ma si sa, la gente si accontenta, e soprattutto sotto Natale è incline anche ad abbassare il livello del proprio senso critico, all?insegna del consumismo, anche quello culturale.