Il commento

Redazioni in subbuglio

La notizia secondo cui John Elkann – attuale capo della famiglia Agnelli – ha deciso di vendere il Gruppo editoriale Gedi, proprietario de la Repubblica, de La Stampa e di altri giornali e radio in Italia, ha messo in subbuglio le redazioni interessate
Robi Ronza
Robi Ronza
22.12.2025 06:00

La notizia, diffusasi lo scorso 12 dicembre, secondo cui John Elkann – attuale capo della famiglia Agnelli – ha deciso di vendere il Gruppo editoriale Gedi, proprietario de la Repubblica, de La Stampa e di altri giornali e radio in Italia, ha messo in subbuglio le redazioni interessate. Giudicando ipso facto che ciò metta a rischio la loro libertà, in particolare i giornalisti de La Stampa hanno proclamato lo «stato di agitazione», bloccando l’uscita del giornale, e messo in programma cinque giorni di sciopero. Ci si può domandare come mai l’eventualità che un nuovo proprietario subentri agli Agnelli susciti tanto allarme in una redazione abituata da sempre a una forte ingerenza dell’editore. Nel rievocare su La Stampa dello scorso 18 dicembre i suoi sette anni a Torino come direttore del giornale Marcello Sorgi racconta come un bel ricordo che «la sera, prima di tornare a casa», Gianni Agnelli «passava dalla Stampa, non accorgendosi, o facendo finta, che la sua visita quotidiana al mio ufficio stravolgeva la liturgia del giornale (…) Chiedeva tutto aggirandosi per la redazione (…)». E già in quei tempi, ci fa sapere Marcello Sorgi, John Elkann «ancora studente di ingegneria, arrivava in redazione e partecipava alla chiusura delle ultime pagine. E a sera tardi veniva a cena con il gruppo che aveva licenziato il giornale». Ciononostante, ha detto ad esempio lo scrittore Alessandro Baricco intervenendo lo scorso 17 dicembre alla giornata di solidarietà con il giornale organizzata presso il Museo del Risorgimento di Torino, La Stampa è «una lettura che mi ha accompagnato, che mi ha confortato in qualche modo nel momento in cui la carta stampata ha dato orrende prove di sé. Allora cercavo un minimo di luce, di equilibrio, di intelligenza, di onestà. E mi è accaduto di trovare tutto questo, in questi ultimi anni, nelle sue pagine». Certamente sia a La Stampa che a la Repubblica pesa il timore che chiunque si accollerà il carrozzone dei quotidiani del Gruppo Gedi vorrà ridurre il numero dei giornalisti; ed è evidente che in un settore irreversibilmente non florido come oggi è quello della carta stampata chi non è molto bravo avrà difficoltà a trovarsi un altro posto di lavoro. Questo però non basta a spiegare perché la notizia della probabile vendita all’armatore greco Theo Kyriakou, socio in affari del principe saudita Bin Salman, abbia suscitato tanto allarme. Pesa evidentemente sulla situazione l’eventualità che il nuovo proprietario intenda far propria anche quella tradizione di ingerenza della famiglia Agnelli nella conduzione dei giornali del Gruppo fra l’altro testimoniata nell’articolo di Marcello Sorgi qui più sopra citato. Con la differenza che Theo Kyriakou è un amico di Donald Trump e a grandi linee è una specie di Silvio Berlusconi.

L’ingerenza dell’editore insomma andava bene finché - come nel caso degli Agnelli e di chi li aveva preceduti - si basava sul patto non scritto, ma sempre scrupolosamente rispettato, di affidare i giornali a redazioni per lo più composte e controllate da giornalisti e collaboratori di sinistra. Se invece si affaccia sulla scena un proprietario, che probabilmente non rispetterà più tale patto, ci si stracciano le vesti e si dà il via ad un…fuoco di sbarramento in nome della libertà di stampa. Non a caso è entrato in scena anche il Partito Democratico di Elly Schlein chiedendo al governo di intervenire in nome del cosiddetto «golden power», ossia di una norma di legge che gli consente di impedire la vendita ad un soggetto straniero di un’azienda italiana di importanza strategica. In effetti un potenziale compratore italiano del Gruppo Gedi c’era. Leonardo Maria Del Vecchio, figlio quartogenito di Leonardo, il fondatore di Luxottica scomparso nel 2022, si era fatto avanti, ma la sua offerta era stata lasciata cadere da John Elkann. Il 19 dicembre, si è appreso che Leonardo Maria Del Vecchio si è rifatto acquistando dall’editore Angelucci il 30 per cento del capitale de Il Giornale e che sta trattando anche il suo ingresso nel Gruppo QN, editore dei quotidiani Il Giorno di Milano. Il Resto del Carlino di Bologna e La Nazione di Firenze.