Regno Unito: un principe caduto in disgrazia

Nella storia della monarchia britannica il primato non invidiabile di aver perso contemporaneamente la corona e la testa spetta a Carlo I Stuart, condannato a morte da un tribunale per alto tradimento e decapitato il 30 gennaio 1649. Ma ci fu anche chi la testa la perse mentalmente, come successe a Giorgio III di Hannover, sostituito dopo il suo definitivo crollo psichico, avvenuto nel 1811, dal figlio maggiore. Più di un secolo dopo fu Edoardo VIII, poi duca di Windsor, che scelse volontariamente di perdere la corona (abdicò nel 1936 a favore del fratello minore Alberto duca di York, che divenne re Giorgio VI, padre dell’attuale regina Elisabetta II) pur di essere libero di continuare a perdere la testa per Wallis Simpson, una «commoner» americana che era divorziata dal primo marito e stava divorziando anche dal secondo, situazione inaccettabile per un monarca che racchiude in sé anche la carica di capo della Chiesa anglicana.
L a vicenda causò per il Regno Unito la più grave crisi costituzionale del secolo, generando uno scandalo da cui la monarchia britannica non si riprese mai. Non c’è quindi da stupirsi che un altro scandalo investa oggi il principe Andrea, duca di York, terzogenito della regina Elisabetta e, si dice, il cocco della sua mamma.
Non nuovo a scandali di ogni genere, dal finanziamento di un golpe in Africa a bustarelle prese da regimi totalitari, fino alla love story con un’ereditiera kazaka accusata di corruzione, il principe ha sempre avuto la reputazione di pecora nera dei Windsor. A farlo cadere miseramente in disgrazia sono ora i legami avuti con il miliardario pedofilo americano Jeffrey Epstein, suicidatosi in carcere la scorsa estate. Una «schiava del sesso» di Epstein, Virginia Giuffre, continua a sostenere di avere avuto rapporti intimi con Andrea (divorziato dalla lentigginosa moglie Sarah Ferguson che oggi lo difende strenuamente) quando lei aveva soltanto 17 anni.
Buckingham Palace ha sempre smentito, ma ci sono foto che, a meno che non siano truccate, testimoniano dell’avvenuto incontro fra i due. Inoltre negli Stati Uniti è in corso un processo, con le vittime di Epstein che chiedono risarcimenti e gli inquirenti americani pronti a recarsi a Londra per interrogare il principe sotto giuramento. Il fatto è che Andrea non sembra aver compreso la gravità del caso e non ha fatto che peggiorare la sua rovina accettando di farsi recentemente intervistare dalla BBC. Un disastro, perché anziché approfittare dell’occasione per far luce sulle accuse che pendono su di lui, il principe è apparso spocchioso ed arrogante, negando di aver mai incontrato la ragazza e definendo la condotta di Epstein «unbecoming» (non appropriata), ma senza mostrare il minimo pentimento per aver frequentato chi abusava di ragazze minorenni.
Forse non si aspettava un simile clamore. Fatto sta che i sudditi britannici si stanno appassionando allo scandalo molto più che alle imminenti elezioni politiche e al destino della Brexit. Così la frittata è fatta e la regina sua madre, per salvare il salvabile, ha dovuto prendere severi provvedimenti. Non solo Elisabetta ha intimato ad Andrea di ritirarsi da tutti gli impegni pubblici, ma ha annullato le celebrazioni previste per il sessantesimo compleanno del figlio, ordinandogli anche di traslocare il suo ufficio di imprenditore addetto alla promozione del marchio «made in Britain» fuori dalle stanze di Buckingham Palace.
Intendiamoci, Andrea non morirà di fame perché nulla paga per la Royal Lodge dove abita, dono della defunta regina madre, e inoltre può contare sul più che sostanzioso appannaggio annuale che Elisabetta gli devolve di tasca sua. Ma ora ad attendere il principe non è che l’oblio, rimanendogli solo da sperare che la figlia Beatrice possa riportare in famiglia una dimensione fiabesca quando nei prossimi mesi sposerà l’immobiliarista di origini milanesi Edoardo Mapelli Mozzi. «Mai lasciar cadere nella nuda realtà il senso del magico racchiuso nella nostra monarchia», ammoniva nell’Ottocento il costituzionalista inglese Walter Bagehot. Ma questa volta potrebbe non essere abbastanza.