Il commento

Riceverò la tredicesima AVS

Ma il sistema non funziona
Tito Tettamanti
Tito Tettamanti
08.03.2024 06:00

2.500.000 i beneficiari dell’AVS. 800.000 vivono all’estero dove il costo della vita è minore, dei rimanenti 1.700.000 più di due terzi non ne hanno bisogno ma riceveranno la tredicesima. Siccome il costo di questa elargizione è di 5 miliardi di franchi (che aumenteranno negli anni futuri) diciamo che almeno 3 miliardi sono soldi della Confederazione (che noi ripaghiamo con le tasse) gettati al vento. Per principio non mi avvalgo di questi Commenti per partecipare ai dibattiti pre votazioni. Oggi, a bocce ferme, mi permetto qualche riflessione.

A partire dal dopoguerra sempre più impellente è diventata l’esigenza di non permettere che persone che raggiungono la vecchiaia cadano nel bisogno.

Il 1. gennaio 1948 entra in vigore l’AVS (assicurazione vecchiaia e superstiti) approvata largamente dal popolo. Da allora sono passati 76 anni, la società è cambiata e l’AVS mostra non poche rughe affrontate sinora con pericolose iniezioni di botulino.

– L’età del raggiungimento della vecchiaia è stata fissata sin dall’inizio a 65 anni per tutti (ma quella delle donne ha subito diversi cambiamenti negli anni, scendendo a 62 per risalire a 63, 64 e 65 con la riforma AVS 21 nel settembre 2022). Ai tempi dell’introduzione si viveva sino a 63 anni (gli uomini), rispettivamente 70 anni (le donne). Oggi la speranza di vita per le donne è fissata a 85,4 anni, per gli uomini a 81,6 anni con un notevole aggravio per l’AVS in considerazione del prolungamento dei tempi di esborso.

– Il sistema di finanziamento dell’AVS è basato sulla solidarietà generazionale. Vale a dire chi lavora versa i contributi che servono a finanziare le rendite AVS e a sua volta, quando sarà al beneficio dell’AVS, la sua rendita verrà finanziata da chi è in età lavorativa. Mentre tale onere negli anni iniziali era distribuito e sopportato da 6-7 lavoratori per un anziano, con l’evoluzione demografica e l’invecchiamento della popolazione questo rapporto è sceso a 3 per 1 e arriverà a due persone al lavoro che debbono sostenere una persona al beneficio dell’AVS. Rapporto insostenibile. Un’eredità pesante e irresponsabile che lasciamo alle giovani generazioni.

– Oltretutto, mentre a suo tempo un 65.enne era vecchio, oggi l’invecchiamento è notevolmente posticipato. Considerare un 65.enne vecchio è ridicolo e non conosco architetto, avvocato, medico, giornalista, dirigente che a 75 anni non sia in attività. Quelli obbligati al pensionamento spesso sono nuovamente attivi in altre funzioni.

– Il mondo digitale attuale permette tecnicamente possibilità di calcolo e controllo che dovrebbero suggerire una migliore suddivisione delle anzianità sul lavoro che ovviamente divergono. Ci si potrebbe avvicinare ad un trattamento quasi individualizzato o perlomeno suddiviso per categorie. Per un camionista o un contadino l’AVS potrebbe iniziare a 60 anni, per lavori d’ufficio e dirigenziali a 70. Alle madri per ogni figlio si potrebbe anticipare di un anno l’entrata a beneficio dell’AVS.

Ciò allevierebbe l’onere per l’AVS che già oggi non è più finanziata esclusivamente dai contributi singoli ma per il 20% direttamente dalle casse dello Stato e l’aumento all’8,1% dell’IVA che colpisce ugualmente tutti negli acquisti e quindi penalizza le classi meno abbienti. L’ideologia della sinistra tende alla sostituzione della solidarietà tra cittadini con la statalizzazione.

Aggiungo che si potrebbe concepire l’AVS in modo diverso, quale assicurazione contro l’indigenza. Le somme versate verrebbero destinate solo a chi, raggiunta l’età fissata, fosse in situazione di bisogno. Meno premi, meno esborsi, meno burocrazia. Ho sostenuto questa tesi anni fa a Zurigo in un dibattito, ma il cartello degli interessi mi ha messo in schiacciante minoranza. Interessante il sistema australiano con la «superannuation», che incentiva il risparmio e addirittura la gestione dello stesso.

Se siamo nella preoccupante situazione odierna è perché per la solidarietà verso gli anziani bisognosi abbiamo sostanzialmente seguito i postulati social-democratici, spesso meritevoli d’appoggio in linea di principio ma basati concretamente su una diversa concezione dell’uso e intervento delle finanze dello Stato, anche per i non bisognosi. Per la realizzazione la sinistra, coerentemente, sostiene il sistema della distribuzione a pioggia che coinvolge tutti e che naturalmente porta ad un sempre maggiore intervento finanziario dell’ente pubblico. I partiti che erano un tempo di centro destra, e che non possiamo più chiamare borghesi per non irritare il presidente nazionale del Centro che della borghesia non ne vuol più sapere, purtroppo sono stati nei decenni passati pesantemente carenti di progettualità.

Invece di proporre soluzioni alternative e con minor invadenza statal-burocratica, per problemi effettivi e da risolvere, si sono adeguati alle proposte degli avversari politici considerando un successo la riduzione quantitativa che però manteneva intatta la concezione ideologica. Il compromesso, considerato un successo, era sostanzialmente accettare le proposte della sinistra ma un po’ meno.

Ci troviamo con uno Stato sempre più invadente e con una AVS che tra qualche anno non è più finanziabile, o meglio lo sarà solo aggravando tasse e IVA. Sempre più Stato e minor solidarietà.