Romney, mormone che studia da presidente

di GERARDO MORINA - Il Partito repubblicano americano non ha ancora un timoniere, ma se è vero ciò che disse nel 1988 il governatore John Sununu e cioè che «nello Iowa si sceglie il grano, mentre nel New Hampshire si scelgono i presidenti degli Stati Uniti», il candidato repubblicano Mitt Romney è reduce da una vittoria in entrambi gli Stati. E la particolarità è che nessun candidato repubblicano che non fosse già alla Casa Bianca ha mai vinto sia i caucus dell?Iowa, sia le primarie del New Hampshire. Se pertanto Romney la spunterà anche in South Carolina e in Florida (che andranno alle urne, rispettivamente, il 21 e 31 gennaio), l?ex governatore del Massachusetts avrà praticamente la «nomination» in tasca, quella necessaria a sfidare il presidente in carica Obama nelle elezioni del prossimo novembre.Per ora Romney, 65 anni, rimane il favorito, ma ha di fronte a sé una serie non indifferente di ostacoli. L?esito delle due recenti elezioni lo ha consolidato come il candidato in grado di raccogliere gli elettori moderati del partito, ma i repubblicani hanno molte anime e Romney non riesce a radunare intorno a sé un seguito di veri entusiasti. C?è chi lo dipinge come un avido finanziere, un datore di lavoro tagliagole per la sua propensione a tagli e licenziamenti, nonché un candidato lontano dagli elettori comuni. La destra populista rappresentata dal «Tea Party» gli è contro per via della riforma sanitaria da lui attuata come governatore nel suo Stato, il Massachusetts, riforma che troppo somiglia a quella ideata da Obama per l?intera nazione. I seguaci del «Tea Party» semmai propendono per il settantaseienne Ron Paul, arrivato secondo nell?elezione del New Hampshire, liberista e libertario nonché ispiratore dello stesso «Tea Party», movimento dal quale si è recentemente ritirata la candidata, un tempo beniamina, Michele Bachmann.Nella corsa alla «nomination» Romney deve inoltre fare i conti con l?aritmetica. Se infatti, oltre a Iowa e New Hampshire, vincesse anche le primarie del South Carolina, l?ex governatore avrebbe soltanto 37 delegati sui 1.144 necessari a conquistare la nomina di unico sfidante alla Convention repubblicana che si svolgerà a Tampa, in Florida, a fine agosto. Ma non si tratta solo di numeri. Negli Stati del Sud, a cominciare dalla prossima tappa del South Carolina, la partita è destinata a farsi più dura perché in questi Stati la religione gioca un ruolo politico di massimo rilievo. Freddi nei confronti di Romney rimangono in particolare gli evangelici tradizionalisti che considerano i mormoni come lui non veri cristiani. La destra religiosa, forte all?interno del Partito repubblicano, dovrà decidere se puntare sui cristiani fondamentalisti, che nello Iowa hanno favorito il candidato Rick Santorum, o sui cattolici rappresentati da Newt Gingrich, il quale, proprio in South Carolina, ha lanciato un nuovo spot per contestare le credenziali antiabortiste di Mitt Romney. A quest?ultimo non rimarrà quindi che la tattica di saper sviare la traiettoria del suo messaggio dal piano religioso a quello dei valori morali.Se tanto scompiglio regna in casa repubblicana, una maggiore serenità si registra in casa democratica, dove il presidente Obama non solo non ha rivali, ma è nettamente risalito nei sondaggi nazionali, staccando Mitt Romney con un 48 a 43 e lasciando indietro di 7 punti l?altro repubblicano Ron Paul. Uno scenario che si spiega dopo i dati che rivelano un leggero miglioramento dell?economia e soprattutto con le difficoltà in cui si dibatte l?opposizione. È per questo che Romney, nel suo discorso celebrativo di martedì sera, ha sferrato un duro attacco ad Obama saltando a piè pari gli altri candidati del suo partito. Una strategia ideata apposta per smentire l?arrendevolezza di cui l?ex governatore è accusato dai conservatori più duri.