Società

Sanremo e la tivù che ha ancora la forza del leone

Leggi il commento di Paride Pelli
Amadeus conduce un Festival di Sanremo che sta facendo registrare ascolti record. ©Keystone
Paride Pelli
08.02.2020 06:00

“La televisiun la g’ha na forsa de leun”. La celebre canzone di Enzo Jannacci, datata 1975, non si ferma a questo primo verso ma prosegue in una forma ancor più colorita e dissacrante. Il concetto della tivù mai doma, però, resta ben attuale, malgrado le interessate cassandre che la vorrebbero vedere soccombere all’era digitale e ai nuovi media, alla fruizione mordi e fuggi e ai giovani che si informano (poco) e si divertono (molto) solo e unicamente attraverso quel diavolo di smartphone. In realtà il televisore «classico» piazzato in salotto, quell’elettrodomestico verso il quale sono puntate tutte le nostre suppellettili, ha ancora molto da dire.

Certo, rispetto al clamoroso boom degli anni Sessanta sulla scia di «Lascia o raddoppia?» (1955-59), iconica epoca del focolare domestico devotamente raccolto attorno allo schermo magico, i tempi sono cambiati ma la televisione è sempre lì, con qualche acciacco ma pure con una tonicità invidiabile (merito degli schermi ultrapiatti?).

In realtà, come sostiene qualcuno, la tivù potrebbe aver solo «cambiato casa»: con il declino del modello di fruizione basato sui palinsesti lineari, la produzione di serie televisive sta conoscendo un rinascimento proprio grazie alle piattaforme multischermo.


Tuttavia anche quella tradizionale continua ad avere picchi di popolarità e risonanza: come? Semplice, grazie alla diretta. È il cosiddetto «live» che tiene in vita il modello originale e originario di televisione, sorprendendoci attraverso memorabili eventi unici, trasmessi «à la minute». Prendete lo sport, i nostri derby di hockey o il recente Super Bowl.

Oppure prendete Sanremo, tanto per restare sull’attualità stretta. Il Festival, anche alle nostre latitudini, è come la Coppa del mondo: continua a incantare e a stregare giovani e meno giovani. I dati sullo share non mentono. Fin qui, alla vigilia del «clou» di questa sera, è stato un vero trionfo. I figli piccoli chiedono di poter guardare «un pezzettino della serata» per ascoltare l’ultima hit del rapper che idolatrano, mamme e nonne commentano l’abito scollato di Sabrina Salerno e la performance coraggiosa e quasi oltraggiosa di quell’«Achille qualcosa», menefreghista tatuato che ha scambiato il palco dell’Ariston per il bagno di casa sua e che, di conseguenza, si è presentato in mondovisione poco più che in mutande, comunque dorate e firmate Gucci.

È questa la tivù che intriga e fa discutere, che infiamma i social media (dove in un colpo solo diventano tutti follower di una trasmissione), che ci fa fare le ore piccole e che ci lascia in eredità un bel paio di occhiaie il giorno dopo. È la tivù che piace un po’ a tutti, che ci fa ritrovare le emozioni di un tempo, quando davvero aspettavamo con trepidazione la diretta di un determinato evento, consci di non avere alcuna possibilità di «tornare indietro» con il telecomando o di ritrovare poi la trasmissione su una qualche piattaforma online.

Ed è questa, infine, la televisione – e qui sta la novità - che dà linfa anche al web: gli articoli su Sanremo su tutti i siti italofoni, infatti, spopolano, sono costantemente tra i più letti. Pagelle, commenti, interviste, foto e video macinano click e interazioni giorno e notte.

Sanremo, ovvio, ma non solo Sanremo: pochi giorni fa, improvvisamente, un nostro articolo pubblicato sul sito del Corriere del Ticino nel maggio 2019 nell’ambito del 50. anniversario dell’allunaggio è tornato a raccogliere migliaia e migliaia di click, dominando in tarda serata la classifica dei più letti.

Misteri della Rete? No, potere della tivù e della trasmissione «Chi vuol essere milionario?» condotta da Gerry Scotti. L’ultima domanda della puntata, quella che ha fatto felice e ricco un giovane manager abruzzese, è stata infatti la seguente: «Cosa lasciò scritto sul suolo lunare Gene Cernan, l’ultimo uomo che mise piede sulla Luna?».

Tutti gli spettatori che, spaparanzati sul divano, non hanno saputo pazientare o non hanno voluto rifletterci sopra come invece ha fatto il concorrente (che non sapeva la risposta ma ci è arrivato con un buon intuito), hanno chiesto al «professor Google» l’aiutino e sono stati reindirizzati a quel nostro articolo ormai «dormiente», facendolo rivivere, e alla grande. A riprova del fatto che la televisione tradizionale è tutt’altro che morta. E forse, chissà, non ha nemmeno cambiato casa.

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