Il commento

Sanvido, l’EOC e la sedia che fa gola

Il commento di Gianni Righinetti
© CdT/Zocchetti
Gianni Righinetti
16.10.2019 06:00

La rinomina dai piccoli numeri nell’Ente ospedaliero cantonale pesa come un macigno sul leghista Paolo Sanvido. Il presidente del Consiglio d’amministrazione dell’EOC in carica ha sì ottenuto un nuovo mandato, ma da quel voto è uscito azzoppato come mai immaginava potesse accadere. Quella miseria di 31 preferenze, a fronte di ben 44 schede bianche inserite nell’urna dagli 82 parlamentari che hanno ricevuto il foglietto per esprimere il loro parere a scrutinio segreto, potrebbe essere il preludio per un nuovo riposizionamento della scala gerarchica all’interno del CdA.

Sanvido era entrato in carica nel 2015 dopo dodici anni di conduzione da parte di Daniele Lotti, in quota PLR. La Lega con Sanvido aveva fatto il colpaccio dando una spallata all’ex partitone. Perché, seppur i presidenti dei partiti che contano tendano sempre a sminuire queste cariche, nelle segreterie delle forze politiche si fanno sempre i calcoli sulla presenza negli Enti parastatali. A maggior ragione sulla presidenza degli stessi. Così Sanvido si è visto catapultato dalla Fondazione Cardiocentro alla testa dell’EOC, dove è diventato presidente appena fresco di nomina mantenendo in principio anche la carica di granconsigliere. Poi, visto che nella legge che disciplina le regole all’interno dell’Ente stava maturando la sacrosanta incompatibilità tra la carica di granconsigliere e quella di membro del CdA, nel 2017 Sanvido ha fatto la scelta più logica: restare alla testa della struttura che conta oltre 4.000 collaboratori, che fa dell’EOC uno dei maggiori datori di lavoro in Ticino.

Il resto è storia recente e anche poco gloriosa per il presidente dell’EOC che nella fase calda e astiosa delle trattative per il passaggio dell’Ospedale del cuore nell’Ente era stato protagonista di qualche caduta di stile, imitato anche dal direttore Giorgio Pellanda. Il presidente l’aveva fatta grossa con quel famoso sms inviato al co-primario del Cardiocentro Giovanni Pedrazzini: «Ciao Giovanni, per me il primario e direttore CCT sei tu. Quando vuoi e alle tue condizioni ti offriamo il primariato Cardiologia EOC e altro. Ti basta chiedere uomini e mezzi di cui necessiti. Con stima immutata. Paolo». Uno scritto non penalmente rilevante, ma decisamente sconveniente. Sanvido era entrato in rotta di collisione anche con il professor Tiziano Moccetti, padre del Cardiocentro che in preda a rancore e delusione a «La domenica del Corriere» aveva dichiarato che «Paolo per me era come un figlio, ma ora mi sento ferito dal suo comportamento».

Una storia complicata ma dall’epilogo felice: le parti hanno in seguito trovato un accordo per quella che è stata descritta come una soluzione nell’interesse di entrambi.

Il mezzo sgambetto operato dal Parlamento è inequivocabile e pure in via Monte Boglia qualcuno ha dichiarato guerra a Sanvido, mentre d’ora in poi le altre forze faranno di tutto per spodestarlo dopo avergli lanciato un chiaro segnale politico. Ad essere interessati sono tutti i partiti rappresentati in Governo e avversari della Lega, ovvero PLR, PPD e PS. Ma il destino del numero uno dell’EOC è solo nelle mani del CdA che nella seduta agendata dopo le vacanze dei morti dovrà designare il proprio vertice. Lui per ora si trincera dietro a un «no comment», ma sa bene che di amici ne ha sempre meno. E quella sedia ingolosisce molti.