Scherzi da prete

IL TOC TOC DI PARIDE PELLI
Paride Pelli
11.09.2017 06:00

di PARIDE PELLI - Siamo nell'epoca delle fake news: e non è una balla. Prima dell'invasione degli anglicismi le chiamavamo, più simpaticamente, leggende metropolitane o bufale, poi gli yankee sono riusciti a rottamare i due termini italiani, diventati anacronistici – e non poteva essere altrimenti – nell'era dei Millenial. Ma se non è zuppa è pan bagnato: la storia resta costellata di eventi, notizie e personaggi che hanno ingannato tutti, non solo gli animi innocenti che abboccano alla prima frottola che gli rifilano («Questa mattina l'Isis ha colpito a Bedretto downtown» – «Ma va?»). Ai giorni nostri, però, i fake sono ovunque: falsi modesti (li scopri perché parlano di se stessi in terza persona), falsi medici (che curano malati veri, e non solo in Italia, dove talvolta si ha a che fare anche con falsi invalidi), falsi laureati («Ho concluso l'università con 110 e frode») e – ahinoi – falsi nipoti, quelli che hanno zie e nonne (stranamente sempre in là con gli anni) sparse per tutto il Cantone e che mentre alzano la cornetta si mettono una patata in bocca e tentano «l'accento ticinese» invece di quello svedese che Lapo Elkann avrebbe forse voluto riportare in auge durante il suo rapimento a New York. Un rapimento – lo ricorderete – rocambolesco e palesemente fake, giusto per rimanere in tema.

Alla generosa lista mancava solo un falso prete, che negli scorsi giorni si è materializzato a Milano. Il giovane è stato denunciato per usurpazione di titoli e onori, truffa e procurato allarme dopo aver tentato di entrare nel Duomo indossando un abito da sacerdote. E saltando la cassa. Il 19enne dal colletto bianco ha insospettito i poliziotti in servizio per aver cambiato abbigliamento una volta all'interno della cattedrale e, successivamente, per aver fornito una serie di spiegazioni discordanti. Si è presentato come seminarista di un monastero in Calabria, poi ha affermato di essere un ministro di culto ortodosso. Poche idee, ma ben confuse. Una volta smascherato (in tutti i sensi), ha infine confessato di aver compiuto il gesto soltanto per non pagare il biglietto d'ingresso (di tre euro): «Ma dai – ha cercato di giustificarsi davanti agli agenti – in fin dei conti era solo uno scherzo». Da prete, naturalmente.