Schwizerdütsch lingua nazionale

Rocco Bianchi
01.03.2012 05:00

di ROCCO BIANCHI - Quali sono realmente le lingue nazionali in Svizzera? La Costituzione federale dice tedesco, francese, italiano e romancio; la prassi attuale (non la tradizione, ché solo negli ultimi venti, trent?anni anni si è riscontrata questa sostituzione) dice romancio, italiano, francese e svizzero-tedesco. Lunedì il Consiglio nazionale, bocciando con maggioranze nettissime (UDC, PLR, PPD e Verdi liberali contro Verdi e PS – Lega astenuta; gli altri ticinesi, a parte Rusconi, con la minoranza) due diverse mozioni dell?ecologista ginevrino Antonio Hodgers, ha sancito ufficialmente, senza interpellare né popolo né cantoni, un cambiamento costituzionale: la prima lingua nazionale è lo svizzero-tedesco.Hodgers ha chiesto cose che, di primo acchito, almeno per noi minoranze linguistiche sembrerebbero scontate: che i consiglieri federali e il/la cancelliere/a della Confederazione, ossia le più alte cariche politiche e di conseguenza simboliche di questa «Willensnation», e che i media elettronici quando trattano temi nazionali o generali, come informazione e dibattiti scientifici, usino il buon tedesco (Hochdeutsch). Il fine dell?autore delle mozioni era rinforzare la coesione linguistica del Paese, riaffermando nel contempo il carattere federalistico e, appunto, di «Willensnation» della nostra nazione.Già, perché è ben ericordare che la scelta di inserire il tedesco, non lo svizzero-tedesco, nella Costituzione federale come lingua nazionale è stata fatta non dai romandi o dagli italofoni, ma dagli stessi svizzero-tedeschi e poi, solo poi, avallata dal popolo e dai cantoni. Non per nulla, come si è accennato in precedenza, l?uso generalizzato dello svizzero-tedesco al di fuori degli ambiti colloquiali e famigliari - ultimamente comincia pure a essere scritto - è prassi recente, non tradizione. Fino a venti o trent?anni fa infatti a nessun consigliere federale sarebbe mai venuto in mente di esprimersi in dialetto durante una manifestazione ufficiale, neppure se si fosse trovato in un paesino dell?Oberland bernese o di Apenzello. Né tantomeno l?avrebbe fatto nel corso di una trasmissione della DRS, ché allora la stragrande maggioranza dei programmi radiotelevisivi, telecronache sportive comprese, erano in buon tedesco.Strano Paese, la Svizzera: piccolo e con quattro lingue nazionali. Eppure, malgrado ciò si deve depositare un atto parlamentare per chiedere l?evidenza, ossia che le massime autorità civili si esprimano sempre in una di queste, e bisogna pure farselo bocciare per scoprire che la vera lingua nazionale non si trova tra quelle citate nella Costituzione. In questo senso la decisione del Nazionale ha comunque un pregio, quello di interpretare la disposizione in vigore alla SSR, che imporrebbe di usare le lingue nazionali quando le trasmissioni interessano un pubblico sovraregionale o internazionale (praticamente nessuna, ché pure le previsioni del tempo della Svizzera oggi sono in dialetto!), ma soprattutto di chiarire i rapporti di forza tra le varie comunità linguistiche del Paese. Perché la lingua, e la conseguente gestione dell?informazione e della comunicazione, è potere – nella politica, nel lavoro e nei media. I nostri padri fondatori l?avevano capito, e non per nulla la Confederazione si è costruita anche attorno a un plurilinguismo che coopta le minoranze per formare uno spazio federale il più possibile unitario pur nella sua disomogeneità. Oggi tuttavia la lenta ma costante erosione della lingua nazionale a favore del dialetto sta mettendo in crisi questo modello. Chiedere alle minoranze latine di apprendere una lingua che poi non possono usare se non raramente nella vita quotidiana, significa infatti escluderle.