Sconfitta della Lega in Gran Consiglio

Siamo ancora nelle fasi iniziali dello spoglio (sono state scrutinate le schede di 40 Comuni), ma il dato che emerge chiaramente dall’elezione del Gran Consiglio è l’indietreggiamento della Lega dei Ticinesi. Il partito di via Monte Boglia, che già nei risultati del Consiglio di Stato ha dovuto subire l’amara sorpresa di una perdita secca di 4,3 punti percentuali rispetto alle elezioni del 2015, dovrebbe lasciare sul campo una percentuale di voti analoga, se non addirittura superiore, per il Gran Consiglio. È questo senza dubbio il dato più rilevante di oggi. Le elezioni del 2019 dovrebbero quindi passare agli archivi come quelle della sconfitta della Lega, a dispetto dei sondaggi che la davano ancora con il vento in poppa. Del resto la pesante battuta d’arresto subita dal consigliere di Stato Claudio Zali, superato non solo dal collega di partito Norman Gobbi, ma anche dal liberale Christian Vitta, è stato ieri un segnale molto indicativo. La sconfitta leghista non sembra essere compensata dal risultato complessivo dell’Unione democratica di centro, che per il Gran Consiglio ha corso con una sua lista autonoma. Dai primi Comuni – tutti medio-piccoli – emerge un buon risultato anche se l’eventuale aumento dei consensi è lungi dal compensare, come detto, la perdita della Lega. Il partito di maggioranza relativa in Ticino rimane dunque il PLR, che sembra reggere bene nel Legislativo, pur segnando qua e là qualche arretramento. Vanno bene anche il Partito popolare democratico e il Partito socialista, mentre i Verdi del Ticino non appaiono in forte crescita nemmeno nei dati del Gran Consiglio. Se i risultati finali dovessero confermare queste prime indicazioni, nel nuovo Parlamento cantonale non ci saranno maggioranze possibili formate da due soli partiti (nel Legislativo uscente, invece, PLR e Lega avevano insieme 46 seggi).