Se il sistema è logoro lo si cambi

Magistrati: va trovato un modo per eleggere i migliori
Giovanni Galli
25.04.2009 05:01

di GIOVANNI GALLI - Non esiste un sistema ideale per l?elezione dei magistrati. Se esistesse, tutti lo avrebbero adottato da un pezzo e non ci sarebbero più discussioni su quale sia il migliore. Che la scelta avvenga tramite concorso, designazione parlamentare o mandato popolare, non fa differenza. Ogni sistema ha i suoi pregi e le sue controindicazioni. Su un piano teorico, il concorso offre più garanzie contro le interferenze politiche, mentre l?elezione, purché fatta in modo trasparente, conferisce al magistrato una legittimazione che una nomina puramente tecnica non gli darebbe. È evidente tuttavia che se il sistema continua ad essere oggetto di rimostranze, qualcosa che non funziona c?è. Bisogna allora interrogarsi se valga ancora la pena tenerlo così com?è. Il caso ticinese è eloquente, forse perché il sistema ibrido previsto dalla Costituzione, che abbina concorso pubblico e nomina politica, è ormai logoro, in parte a causa delle sue contraddizioni, in parte per il cattivo uso che ne è stato fatto.Gli avvicendamenti nell?apparato della giustizia sono frequenti e non c?è occasione in cui le tornate di nomine in Parlamento non siano accompagnate da contestazioni. Il malcontento è diffuso e in dieci anni di sperimentazione è stato detto tutto e il contrario di tutto. La discussione che, questa settimana scorsa in Gran Consiglio, ha preceduto l?elezione di due magistrati, ha offerto un concentrato delle critiche sin qui emerse e rappresenta un punto d?arrivo. In passato il Parlamento si era spesso lamentato perché la Commissione di esperti che valuta le candidature non forniva una graduatoria dell?idoneità dei candidati, o tutt?al più si limitava a farlo con formulazioni contorte, facendo attenzione a non essere troppo esplicita. Ora che la Commissione si è adeguata, indicando, oltre all?idoneità, anche chi è «particolarmente idoneo» ad assumere la carica, sono piovute critiche di segno opposto. Consapevoli di non avere nessuna chance, i candidati ritenuti solo «idonei» si sono ritirati e l?elezione dei due nuovi magistrati è avvenuta in forma tacita, con il disappunto di chi invece voleva che al Parlamento fosse data un?effettiva libertà di scelta. Ma è solo un episodio fra tanti. È anche capitato che persone molto valide, nonostante la benedizione della Commissione d?esperti, siano state costrette a ritirarsi anzitempo, a causa di accordi politici sottobanco in favore di altri candidati. Se i giochi sono già fatti, non si troverà nessuno disposto ad affrontare prima un concorso e poi, eventualmente, un?elezione dalla quale ha la certezza di uscire sconfitto. Il problema sta tutto qui. Un sistema voluto per garantire competenza, indipendenza e trasparenza è degenerato nella brutta copia di quello vecchio, quando i magistrati venivano indicati direttamente dai partiti e l?elezione tacita era la regola. Con la differenza che un tempo la scrematura avveniva in modo meno plateale e soprattutto meno ipocrita. Si sapeva a quale area politica spettasse il posto, mentre i candidati erano frutto di una selezione interna da parte delle «commissioni magistrati» dei partiti stessi. Il sintomo più evidente di questa degenerazione è la bassissima partecipazione ai concorsi. Fino alla vigilia della seduta parlamentare erano solo tre le candidature per la carica di sostituto procuratore e per quella di procuratore, per di più di persone provenienti in prevalenza dal palazzo di giustizia. Chi è fuori ha capito benissimo. Il sistema è stato cambiato, ma le logiche sono rimaste quelle di prima e i partiti hanno piegato i dettami costituzionali alle loro esigenze. Continuare a lamentarsi però non serve a molto, specialmente da parte di chi, come il Gran Consiglio, ha la possibilità di cambiare le cose. Anni fa, assediato dalle critiche per la scarsa efficienza di alcuni magistrati penali, l?allora «ministro della giustizia» Alex Pedrazzini mise i partiti di fronte alle loro responsabilità. Quei magistrati, disse, li avete scelti voi e voi adesso li sostituite. Messi con le spalle al muro, PLRT, PPD e Lega «congedarono» quattro magistrati e ne designarono altri quattro al loro posto, facendo bene attenzione a mettere le persone giuste al posto giusto. La stessa assunzione di responsabilità dovrebbe esserci adesso. L?ex procuratore e ora deputato Jacques Ducry ha parlato chiaro in aula. Se al Parlamento il sistema non sta bene, i deputati lo cambino, ne hanno facoltà. Facciano un?iniziativa per la modifica della Costituzione, la discutano, l?approvino e la sottopongano al popolo. Su quale sistema adottare esistono molte varianti. L?importante è non vendere illusioni sulla cosiddetta «spoliticizzazione della giustizia» e tener conto di un limite e di una necessità. Il limite è che i partiti, pur indeboliti, non rinunceranno mai a condizionare le nomine nella magistratura. La necessità è di dotarsi di un sistema di elezione che abbia come priorità la promozione dei candidati migliori. Il che finora non è sempre stato il caso.