Se la tastiera suona da sola

Emanuele Gagliardi
Emanuele Gagliardi
03.06.2013 06:00

di EMANUELE GAGLIARDI - Una volta arrivavano, soprattutto, in occasione delle feste natalizie: muniti dei loro tradizionali strumenti musicali allietavano i passanti per le strade. Si ascoltavano struggenti melodie e volentieri si deponeva una moneta nella custodia dello strumento aperta o nel cappello appoggiati sul marciapiede. Una volta era così. Musicanti da strada che si affiancavano agli zampognari. Non di rado, qualche coppia era accompagnata da bimbi in tenera età che dormivano in ceste o carrozzine incuranti delle note musicali e delle nenie. Presenze, queste, che in qualche occasione avevano sollevato proteste anche da parte di chi è sempre stato vicino a queste persone: fra Martino Dotta, cappuccino, una vita a fianco dei meno fortunati. Il religioso invitava i genitori a lasciare a casa i pargoli, preservandoli dal freddo e dal gelo.
I musicanti suonavano e cantavano, anche quando erano soli. Lo sguardo rivolto verso il cielo, verso la loro patria lontana.
I tempi sono cambiati. Adesso sono arrivati altri suonatori, che in pratica presidiano da gennaio a dicembre ingressi di grandi magazzini, autosili, ospedali. Sono spariti i costumi variopinti, i flauti, le chitarre, i tamburelli. Sono arrivate altre persone, giovani, che spesso stringono tra le mani strumenti di plastica. Giungono di buon mattino, depongono il cappello e a volte anche lo strumento e poi, magari, vanno al bar a bersi un caffè. Poi tornano ed iniziano a lavorare.
Suonano, non di rado, solo quando qualche passante o cliente di una grande superficie di vendita transita davanti a loro. Qualche secondo e poi la musica cessa: se nel cappello è caduta o meno una moneta poco importa. La musica riprenderà solo quando arriverà qualcun altro.
Alcuni giorni fa, davanti alle scale che portano al piano inferiore di un autosilo situato sotto un ospedale, abbiamo visto un?anziana signora (aggrappata ad un braccio della figlia), stranita, china verso uno strumento musicale (una tastiera per bambini) che suonava da solo. Prima fissava lo strumento e poi si guardava in giro, quasi allarmata, sino a quando la figlia le ha detto di non preoccuparsi, che si trattava di un giocattolo per bambini così programmato. La signora, non contenta della risposta, diceva a voce alta riferendosi al musicante assente: «Allora lui non suona, e dov?è?». La discussione è finita lì, anche se la pensionata, scendendo le scale, continuava a borbottare commenti su quanto aveva scoperto. La figlia le ripeteva di lasciar perdere. Ma la donna sembrava non darsi pace per quello strumento musicale che aveva visto poco prima funzionare in modo autonomo.
Chissà da dove vengono queste persone comparse ormai da mesi in buona parte del Cantone. Sono diversi, tra loro, i giovani, che spesso, invece di suonare, hanno il cellulare all?orecchio e parlano. Di certo, per potersi esibire, devono essere in regola con i permessi. Ma dove alloggeranno? Il pensiero corre ad un breve colloquio a cui abbiamo assistito all?esterno di un grande magazzino.
Un signore, dopo aver deposto un obolo nel cappello di un giovane suonatore, si era fermato un attimo a chiedergli qualche informazione: «Da dove vieni? Dove dormi? Suoni solo o fai qualche altro lavoretto per guadagnarti da vivere?». Il giovane continuava a sorridere e a dire: «Ciao, grazie». Poi, quando l?uomo, rassegnato, si è allontanato senza aver ricevuto nessuna risposta, il suonatore ha tolto di tasca il cellulare, è ridiventato serio e ha fatto una telefonata. Quando il colloquio con l?altro interlocutore è finito, si è allontanato rapidamente dal posto sino ad allora occupato. In cerca, probabilmente, di un?altra piazza, più accogliente, tranquilla e meno curiosa.

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