Solidità per le piccole banche

Federico Foglia
Chiara CasaleeFederico Foglia
20.04.2011 05:33

di CHIARA CASALE* E FEDERICO FOGLIA* - L?esperienza della recente crisi finanziaria, punteggiata da numerosi fallimenti e da ingenti ricapitalizzazioni (per lo più con denaro pubblico), effettuate in extremis per evitare il collasso dell?intero sistema, hanno tristemente messo a nudo, senza possibilità di appello, la totale inadeguatezza delle passate normative internazionali sui requisiti minimi di capitale delle banche. Ma quale avrebbe dovuto essere il capitale minimo necessario che avrebbe garantito al sistema bancario di reggere l?urto della crisi senza l?aiuto dei Governi? Su questo punto fondamentale il dibattito è ancora aperto. Secondo la nuova normativa Basilea III, ad una banca sarebbe sufficiente detenere un «Tier 1 capital» (cioè capitale della miglior qualità) pari al 6% dei propri attivi aggiustati per il rischio, aggiungendo un marginale 2% al precedente requisito. A questo 6% verrebbe poi addizionato un ulteriore «cuscinetto» di capitale, per giungere ad un 8.5% complessivo solo a fine 2019. Un recente studio della Banca centrale inglese (Optimal Bank Capital - D. Miles, J. Yang, G. Marcheggiano) ha però contribuito ad alzare notevolmente la posta in gioco. Calcolando i benefici economici conseguenti ad un?evitata crisi finanziaria e paragonandoli ai costi sostenuti per un aumento di capitale del settore bancario, la Banca centrale inglese (analizzando l?evoluzione storica mondiale dal 1821) conclude che, nell?ipotesi che nei prossimi 200 anni ci siano risparmiate le peggiori crisi degli ultimi 200, sarebbe ottimale detenere capitale almeno pari al 15%/20% dei propri attivi aggiustati per il rischio, quindi più di due volte quanto richiesto da Basilea III. Raccogliere il capitale necessario per raggiungere una simile capitalizzazione non è però un?impresa semplice. Il Comitato di Basilea per la vigilanza bancaria ha stimato che le 90 più grandi banche mondiali, quelle più internazionali e strategicamente diversificate, per adeguarsi ai minimi requisiti di capitalizzazione richiesti da Basilea III dovrebbero raccogliere 577 miliardi di dollari di nuovo capitale, una somma pari a circa 3 anni di utili, per giungere a detenere comunque solo un terzo del livello ottimale stimato dalla Banca d?Inghilterra. Interessante è notare invece che alle successive 170 banche minori basterebbero 25 miliardi (1 anno di profitti) per raggiungere lo stesso obiettivo. Sembrerebbe quindi che a minori dimensioni e diversificazione corrispondano istituti bancari di maggiore solidità, regola che nella realtà bancaria ticinese trova ottimi esempi. In base agli ultimi bilanci disponibili di alcuni piccoli/medi istituti ticinesi, si nota che i ratio di solvibilità sono già su livelli «internazionalmente» elevati e già si basano quasi esclusivamente su capitale della migliore qualità (Tier 1). In media i 5 principali istituti bancari ticinesi hanno un Tier 1 capital ratio del 28.5% (BSI 2009 = 13.5%, Banca del Sempione 2009= 23%, Corner Bank 2009 = 24.6%, PKB 2009 = 25.4%, Banca del Ceresio 2010 = 43%), in linea con quanto caldamente consigliato dallo studio della banca centrale inglese, ma giudicato largamente eccessivo ed oneroso dalle grandi realtà bancarie che solo 2 anni fa hanno dovuto chiedere ingenti aiuti finanziari ai Governi per non fallire.

*economista e direttore, Banca del Ceresio