Editoriale

Sui 10 milioni di abitanti sarà bianco o sarà nero

Sull’iniziativa ci sono per ora solo due certezze: la prima è che a sostenerla sarà solo l’UDC, la seconda è che alle urne si andrà senza un controprogetto
©KEYSTONE/Ennio Leanza
Giovanni Galli
05.11.2025 06:00

Sull’iniziativa «No a una Svizzera da dieci milioni!» ci sono per ora solo due certezze. La prima, abbastanza ovvia, è che a sostenerla sarà solo l’UDC, mentre tutti gli altri partiti, dalla sinistra al centrodestra, anche con motivazioni diverse, faranno fronte comune per combatterla. Questo, però, non significa nulla per  l’esito del voto popolare, che salvo sorprese dovrebbe avere luogo il prossimo 14 giugno.

La seconda certezza è che alle urne si andrà senza un controprogetto. Sarà quindi una scelta tra bianco o nero, senza sfumature di grigio. L’idea di contrapporre all’iniziativa un’alternativa meno drastica, già caduta al Nazionale, è ormai tramontata nonostante il nervosismo emerso a Palazzo negli ultimi giorni. Nel Centro e in una parte del PLR sono affiorate preoccupazioni per una possibile approvazione popolare di un freno alla crescita demografica. Un sì all’iniziativa, infatti, potrebbe portare alla disdetta automatica della libera circolazione delle persone – il vero bersaglio grosso dell’UDC – con tutte le implicazioni del caso.

Il testo è chiaro: se la popolazione residente supererà la soglia dei 10 milioni prima del 2050 – di fatto, con i tassi di crescita di oggi, potrebbe già succedere nel 2040 –  l’accordo con Bruxelles dovrà essere denunciato. Alla Commissione delle istituzioni politiche degli Stati sono state sottoposte diverse proposte per  un controprogetto, ma nessuna è riuscita a trovare una maggioranza;  dalla clausola di salvaguardia costituzionale alla possibilità di sottoporre l’eventuale disdetta della libera circolazione a una votazione separata, passando per una tassa sull’immigrazione. Si è discusso anche di una preferenza indigena nel mercato immobiliare. Tuttavia, è anche l’idea stessa di un’alternativa a non trovare consensi. Per i contrari, un controprogetto diretto «non avrebbe alcun valore aggiunto e invierebbe un segnale sbagliato». D’altra parte, i  timori di chi lo ha chiesto non sono campati in aria, perché a fronte di motivazioni ragionevoli per respingere l’iniziativa ci sono anche le preoccupazioni reali della popolazione per gli effetti  negativi dell’immigrazione:  difficoltà a trovare alloggi a prezzi accessibili in certe regioni, traffico congestionato, sovraffollamento dei mezzi pubblici, costi per l’adeguamento delle infrastrutture.

Ma se la mancanza di un controprogetto sia un errore o una scelta sensata è una questione aperta, che troverà risposta solo alle urne. Entrambe le opzioni, tirare dritto facendo leva su altri argomenti per combattere l’iniziativa o proporre un’alternativa, sono ambivalenti. Un controprogetto, in effetti, potrebbe essere interpretato come la conferma della tesi dell’UDC che l’immigrazione crea più problemi che vantaggi. La NZZ, ad esempio, ha parlato di «gioco rischioso». Si tenta di eludere la discussione sull’immigrazione curandone i sintomi. Quando invece l’avrà vinta chi mostrerà le conseguenze dell’iniziativa per la prosperità e la stabilità del Paese, conducendo il dibattito pubblico senza ricorrere a tranquillanti. Un’altra obiezione è che, storicamente, gli elettori tendono a preferire gli originali ai tentativi di imitazione di minore portata. Viceversa, come ha obiettato sullo stesso giornale il politologo e sondaggista Michael Hermann, vaghe dichiarazioni d’intenti non bastano.

Il problema dei prezzi delle abitazioni emerge sempre nei rilevamenti sulle conseguenze negative della crescita demografica. Dai sondaggi risulta anche che molti elettori, pur considerando l’iniziativa troppo estrema, desiderano dalle autorità risposte chiare. Senza un controprogetto, secondo Hermann, c’è il rischio che queste persone votino sì perché si sentono abbandonate sulla questione dell’immigrazione.  In effetti, quando ci sono di mezzo temi ad alta sensibilità nulla andrebbe sottovalutato. Quanto sia stato poco previdente non proporre un controprogetto lo si era visto l’anno scorso con l’approvazione della 13. AVS.