Sul crinale dei nati e non nati

Carlo Silini
06.10.2010 05:00

di CARLO SILINI - Legittima contestazione di un premio meritato. Potremmo riassumere in questi termini, all?apparenza contraddittori, la polemica riprodotta a caratteri cubitali nei titoli dei giornali di ieri (uno per tutti, dal Corriere della Sera: «Il Vaticano accusa il Nobel»).Non ci si poteva aspettare, lunedì, che dopo l?annuncio del Nobel per la medicina a Robert Edwards, «padre» della FIVET (la fecondazione in vitro dell?ovulo con successivo trasferimento dell?embrione così formato nell?utero della donna), il Vaticano applaudisse alla scelta del comitato dei saggi del Karolinska, l?istituto svedese che attribuisce i prestigiosissimi riconoscimenti.La Santa Sede contesta la tecnica che consente di avere dei bambini anche a numerose coppie con problemi di infertilità fin dal suo primo apparire, alla fine degli anni Settanta del secolo scorso. Come mai, ci si chiederà? La Chiesa, così assidua nella difesa della famiglia tradizionale, non dovrebbe sostenere tutti quegli strumenti che aiutano le coppie ad avere figli? Sì. Tanto è vero che l?Istruzione «Dignitas personae», un documento pubblicato nel dicembre del 2008 dalla Congregazione per la dottrina della fede, appariva come un?apertura alle nuove tecniche che «si configurano come un aiuto all?atto coniugale e alla sua fecondità», nelle quali cioè «l?intervento medico è rispettoso della dignità delle persone», in quanto «mira ad aiutare l?atto coniugale sia per facilitarne il compimento sia per consentirgli di raggiungere il suo fine, una volta che sia stato normalmente compiuto». Senza contare che per la Chiesa «sono certamente leciti gli interventi che mirano a rimuovere gli ostacoli che si oppongono alla fertilità naturale».E allora il problema dov?è? Molti si concentrano sulle possibilità offerte dalla FIVET di reperire ovuli o semi al di fuori della coppia genitoriale: uteri e sperma in affitto fanno a pugni con l?idea di famiglia della Chiesa. E alimentano un business sulla vita a cui anche molti non credenti guardano con legittima diffidenza.Ma il vero problema, per la Chiesa, sta negli «sprechi», se così si può dire. O, se si preferisce, nei «costi umani». La fecondazione in vitro, infatti, comporta l?eliminazione volontaria dei cosiddetti embrioni soprannumerari. Con la fecondazione assistita si fecondano più ovociti di quelli che vengono poi impiantati nell?utero della donna. Lo si fa per aumentare la probabilità di successo e per diminuire il numero dei trattamenti cui la donna viene sottoposta. Gli embrioni che non possono essere impiantati vengono conservati per alcuni anni a temperature bassissime. Animate discussioni si sono verificate in vari Stati europei sul destino finale di questi embrioni congelati: che farne? Tenerli? Buttarli? Utilizzarli in altri modi? Secondo il Vaticano, solo il 20 per cento degli embrioni utilizzati nella FIVET genera una vita. Gli altri, l?80%, vengono sacrificati. E, visto che per la Chiesa l?embrione umano ha fin dall?inizio la dignità della persona, ?sacrificare?, sostiene il Vaticano, vuol dire uccidere. Ed ecco spiegata la sua radicale opposizione alla fecondazione in vitro e la sua delusione per il Nobel a Edwards.Bisogna ammettere, alla luce di queste posizioni, che le riserve espresse dalla Santa Sede non solo sono legittime, ma inevitabili. Ciò detto, il premio Nobel a Edwards, è strameritato. Si può e si deve discutere delle zone d?ombra legate alla FIVET sul piano dell?etica. È giusto riproporre la cruciale discussione sullo statuto dell?embrione: va considerato semplice materiale biologico, un ammasso di cellule utilizzabile in qualsiasi modo, eventualmente eliminabile se non serve più? Va, al contrario, visto come se fosse in tutto e per tutto una persona e quindi tutelato come qualsiasi altro essere umano già nato?Robert Edwards si staglia come un gigante sul crinale dei nati (4 milioni di bimbi di coppie non fertili sono al mondo grazie a lui) e dei non nati (l?incalcolabile numero degli embrioni chiusi nei congelatori in attesa di non si sa che).Il merito scientifico e la portata sociale della scoperta di Edwards sono indiscutibili. Quattro milioni di sorrisi sono pur sempre un regalo di incommensurabile valore non solo alle coppie che altrimenti non avrebbero potuto conoscere le gioie della maternità e della paternità, ma al mondo intero. Su questo anche la Chiesa dovrebbe concordare.