Tra Iene, sciacalli e codardi

Il coordinatore della Lega Attilio Bignasca con l'inviato delle Iene.
Gianni Righinetti
13.10.2016 06:00

di GIANNI RIGHINETTI - La sferzante e irriverente trasmissione-show di Italia1 «Le Iene» è tornata a farci visita. Non per decantare il nostro paesaggio e la qualità di vita che abbiamo in Ticino, bensì con una missione precostituita sulla base dei risultati del democratico voto su «Prima i nostri». Così, armi e bagagli, la squadra di Italia1 è partita con un obiettivo ben chiaro. Della serie «andiamo in Svizzera e mostriamo il peggio di questo popolo di razzisti che ora non vuole più i frontalieri». Nulla di nuovo sotto il sole. Era già accaduto altre volte quando gli aggressivi inviati dell'emittente di Mediaset avevano puntato microfoni e telecamere (specie quelli nascosti e non dichiarati a chi stava di fronte al giornalista di turno) all'interno dei locali a luci rosse del cantone frequentati in buona parte da lombardi in cerca di piacere e svago. Le iene hanno un approccio aggressivo e al tempo stesso scanzonato. La loro strategia è arcinota: sfiancare l'interlocutore con domande a raffica per indurlo a sentirsi libero di esprimersi e mollare senza ritegno tutti i freni inibitori per fare emergere i più bassi sentimenti di rabbia di fronte a tanta insistenza. E poi un bel taglio di pochi secondi da mandare in onda con insulti, parolacce e inciampi per farti fare la figura del ciula. Dal collage di queste situazioni nasce il più classico dei servizi de «Le Iene». Il reportage mostrato martedì sera è stato un condensato di luoghi comuni, crasse imprecisioni, parolacce e scivoloni.

E tutti i protagonisti, scioccamente, sono cascati nel trappolone teso dall'inviato Gaetano Pecoraro, maestro della tivù spettacolo, particolarmente incline alla tivù spazzatura. Ma lui è fatto così e chi lo conosce e lo segue lo sa. Come tutti noi ben conosciamo l'ipocrisia di fondo che, di fronte al tema del frontalierato, ha fatto e fa cadere maschere in quantità industriale. I frontalieri non li vorremmo (o vorremmo almeno limitarne la portata), ma ben sappiamo quanto siano stati indispensabili in passato nello svolgere professioni che noi ticinesi non abbiamo mai voluto svolgere. Dall'edilizia alla ristorazione, passando anche dall'industria pesante. Oggi i lavoratori frontalieri vengono cercati dai nostri imprenditori che puntano a versare salari più bassi di quelli che vanno riconosciuti a un ticinese laddove non esistono vincoli e contratti collettivi. E ai frontalieri va benissimo così: la colonna al volante il mattino e la sera fa parte del prezzo da pagare per portare a casa una busta paga che in Italia si sognano.

A Pecoraro, visibilmente stupito e fondamentalmente geloso di fronte all'abbondante salario che viene versato ai frontalieri, non è di certo rimasto indifferente. Da lì il suo atteggiamento da sciacallo per difendere il popolo italiano in senso lato e attaccare la Svizzera. Come polli nella rete sono finiti in molti. In particolare uno: il coordinatore della Lega Attilio Bignasca. Una volta aperte le porte del quartier generale di via Monte Boglia si è trovato di fronte una iena affamata e ha fatto una magra figura. La iena, prontamente foraggiata da una mano amica, possedeva nome e cognome di ogni dipendente della ditta di Bignasca che ha sostenuto di non assumere più frontalieri da tre anni. Ma poi la iena ne ha scovato uno alle dipendenze dei Bignasca da quattro mesi. Come scriverebbe «Il Mattino della domenica», questa è una figura marrone. Ma miglior impressione non ha certo fatto il sindacalista di Unia Giangiorgio Gargantini: ha detto che tra i sostenitori di «Prima i nostri» ce n'è uno «che ha la faccia come il culo». Quelle finesse, verrebbe da dire. Ma di chi si tratta? Da noi interpellato non lo ha voluto dire, definendo il suo un linguaggio colorito, in linea con la trasmissione. Se questo non è un atteggiamento un po' codardo, cos'è? Il più abile e scafato è stato Roberto Maroni che ha aggirato la iena con un abilissimo «bravo, bravo, hai ragione tu, grazie, grazie». Le iene, se le conosci le eviti.