Tracc(i)e d'italiano

di PARIDE PELLI - C'è chi, paventandoli, si sveglia in piena notte con il «cuore matto» alla Little Tony, i battiti a mille e la T-shirt «masarata». Chi, a distanza di anni, li evoca con voce tremante e panico. E chi, infine, gli ha dedicato una ormai leggendaria canzone, nello specifico il forever young Venditti. Parliamo, ça va sans dire, degli esami di maturità, temutissimi dalla maggior parte di noi (tranne che dai secchioni, che se proprio gli va male prendono sei meno): noi che oggi, pur di scansarli, concederemmo persino il permesso alla fidanzata sospettosa di esaminare la cronologia di Whatsapp sul nostro telefonino, con il rischio di essere bocciati o quantomeno rimandati (sì ma all'inferno). Nella vicina Italia, invece, la maturità si è venata di tragicommedia quando, negli scorsi giorni, sul sito del Ministero dell'Istruzione, è comparso un bel «traccie» sulla pagina dedicata alla prima prova di lingua italiana. La colpa, come da tradizione, è stata scaricata sulla società che gestisce il portale: il tecnico informatico che ha scritto lo strafalcione non conoscerebbe insomma la regola-base che si impara tra la seconda e la terza elementare, secondo cui i sostantivi femminili che terminano con –cia e –gia perdono la «i» al plurale se la sillaba è preceduta da una consonante (ci perdoneranno i numerosi «nati imparati» per questa peraltro breve lezioncina di ripasso). Che lo sventurato abbia chiesto, anni fa, con timing micidiale in termini di destino, di andare in bagno proprio al momento della spiegazione? Ad ogni modo questo insostenibile «traccie» fa passare in secondo piano l'inguardabile «qual'è» twittato recentemente da Saviano e va a contendere lo scettro al mitico «Batti lei!» della partita di tennis Fantozzi-Filini. Per tutti, indistintamente, vale il famoso consiglio: «Almeno l'italiano sallo».