Trasparenza e vecchie sudditanze

Giovanni Galli
28.09.2011 06:00

di GIOVANNI GALLI - L?intervento di Laura Sadis in Gran Consiglio ha fatto solo in parte la chiarezza necessaria per ripristinare il rapporto di fiducia fra l?autorità politica e i vertici di BancaStato, incrinato dal pasticcio sul caso Barbuscia. La direttrice del DFE è stata puntuale e trasparente nel riferire la genesi dell?informazione sul siluramento del direttore generale, rivelando anche qualche retroscena imbarazzante per il presidente del CdA Fulvio Pelli. Ha detto che la vicenda è stata gestita male e non ha nascosto le reticenze della banca a livello di comunicazione nei confronti dello stesso Governo. Ma questo slancio di sincerità, sebbene accompagnato da un verdetto assolutorio sull?operato del vertice bancario in generale, ha innescato un supplemento di interrogativi che è andato ad aggiungersi alle denunce e alle critiche sull?assetto e la gestione dell?istituto. Le indicazioni scaturite dal dibattito sono essenzialmente tre. La prima è che occorre rafforzare gli strumenti a disposizione della Commissione di controllo del mandato pubblico. In quale direzione è ancora da vedere. La seconda, che va rivisto un po? tutto l?impianto dei rapporti fra lo Stato e le sue aziende pubbliche, segnatamente Parlamento, Governo, amministratori e management, per evitare conflitti di competenze e indebite invasioni di campo. La terza invece è più politica. Il caso Barbuscia è stato rivelatore di un modo di intendere i rapporti istituzionali superato e legato a vecchi schemi di potere. Sconcerta che Fulvio Pelli abbia chiesto a Laura Sadis di non riferire subito ai colleghi di Governo che la banca voleva cambiare il direttore. È una richiesta che denota scarsa considerazione per il collegio, che è l?autorità di nomina del CdA. In questo caso, l?informazione non è una confidenza, ma un atto dovuto. E sconcerta che Sadis abbia dato corda a Pelli per una settimana. Quasi un rovesciamento di ruoli, che denota sudditanza e impone una domanda di fondo. È giusto che un presidente di partito, indipendentemente dal nome e dal partito, sia al tempo stesso alla testa di una banca?