Trump, Putin, Ucraina ed Europa

Il mondo che conoscevamo non esiste più e l’Europa farebbe bene a prenderne atto. Tra una Russia che punta a ridisegnare i confini nazionali con la forza e un’America che arriva a mettere nero su bianco, nelle sue dottrine ufficiali di politica estera, una critica esplicita e denigratoria verso l’Europa, l’ordine internazionale mostra crepe sempre più profonde. In questo contesto, il continente si confronta con interrogativi di natura quasi esistenziale, che riguardano la sua sicurezza, la sua autonomia politica e, in ultima analisi, il suo posto nel mondo. Oggi propongo dieci domande e risposte sull’America, la Russia, l’Ucraina e l’Europa, con l’intento di offrire alcune chiavi di lettura in una fase segnata da profondi cambiamenti e da una crescente instabilità.
1. L’America è ancora l’alleato dell’Europa o qualcosa si è rotto? Gli Stati Uniti in teoria restano un alleato fondamentale, ma non si comportano come tale. L’idea di Occidente come comunità di destino non guida più la politica americana.
2. Il cancelliere Friedrich Merz ha dichiarato che la pax americana è finita. È proprio così oppure siamo in una parentesi temporanea? È finita nella sua forma storica. Gli Stati Uniti hanno scelto di non farsi più carico dell’ordine globale come in passato. È un cambiamento strutturale.
3. Usare i 210 miliardi di euro di beni russi congelati per l’Ucraina, nonostante le difficoltà legali, è giusto oppure no? Sì, è giusto, anche se si tratta di una manovra complessa. Una decisione in merito è attesa in questi giorni in vista del Consiglio europeo: uno dei modelli allo studio prevede l’utilizzo dei fondi congelati come collaterale per una linea di credito a favore di Kyiv. È possibile che si concordi una variante di questo schema, ma di fronte all’aggressione di Putin il vero rischio resterebbe l’inazione.
4. Accettare una pace che riconosce il 30% del Donbas alla Russia sarebbe pace o resa? Sarebbe una resa mascherata. Chiamare pace la cessione di territori nemmeno conquistati con la forza è un pericoloso inganno semantico.
5. Trump è un alleato di Putin o semplicemente un avversario dell’Europa? Entrambe. Trump e Putin sono diversi, ma in alcuni passaggi sembrano convergere, soprattutto quando si tratta di mettere in discussione l’unità e il peso politico dell’Europa: entrambi, in modi diversi, mirano a indebolirla e a dividerla.
6. L’Europa rischia davvero di restare schiacciata tra Stati Uniti e Russia? Sì, se continua a dividersi. La debolezza strategica invita alle pressioni esterne.
7. Stiamo entrando in un nuovo ordine mondiale o in un grande disordine? In un grande disordine, in un mondo in cui la forza torna a fare legge e i dittatori possono occupare territori altrui e tenerseli. Quando la forza paga, le regole smettono di contare.
8. Che ruolo può avere la Svizzera nella futura ricostruzione dell’Ucraina? Un ruolo concreto e credibile. Berna ha già avviato iniziative diplomatiche per favorire il coordinamento internazionale sulla ricostruzione, e neutralità e competenze finanziarie restano strumenti reali, non simbolici.
9. L’Europa è ancora padrona del proprio destino? Solo in teoria. In pratica lo sarà solo se accetterà di investire nella propria sicurezza e autonomia strategica.
10. Nonostante i segnali di ottimismo da Berlino, dobbiamo restare pessimisti su un cessate il fuoco? Sì. Vladimir Putin difficilmente accetterà meno dell’intero Donbas, mentre l’Europa non può permettersi che Donald Trump costringa il presidente ucraino Volodymyr Zelensky a cedere territori che la Russia non è riuscita a conquistare in undici anni.
Queste dieci risposte riflettono naturalmente una mia lettura personale della realtà geopolitica attuale. Non tutti i lettori le condivideranno, ma l’auspicio è che possano contribuire a un confronto informato sul futuro dell’Europa e della Svizzera in una fase tanto complessa quanto decisiva.

