Tutta colpa delle stelle?

Viviamo sospesi tra due opposte illusioni: quella di poter controllare il nostro destino decifrando il movimento delle stelle e quella di poterlo fare attraverso la scienza e la tecnologia. La diatriba tra astrologia e moderna cultura scientifica (che riproponiamo nel CorrierePiù) è superata dagli eventi.
Oggi nessuna persona mediamente istruita può sostenere in modo credibile di aver trovato la morosa, il posto in banca, la guarigione dall’otite o 800 mila franchi nel cestino del parco grazie alla benigna influenza degli astri che transitano in cielo in quel preciso momento. I segni zodiacali non determinano il carattere e il destino delle persone perché sono composizioni illusorie. Le costellazioni sono come le vediamo noi dalla Terra, ma le stelle che le compongono distano milioni di anni luce fra di loro.
Come raccontava qualche anno fa la compianta antropologa Cecilia Gatto Trocchi, «un tempo gli uomini credevano che le costellazioni fossero potenti animali divini. Il Sagittario scoccava le frecce su di me perché era un essere mitologico lassù. Marte era il dio della guerra e mi mandava l’aggressività, Venere mi faceva trovare l’amore perché pietosa si inclinava coi suoi raggi verso di me. Ma oggi che non crediamo più che lì ci siano delle potenze divine tutto questo non ha alcun senso».


Eppure, l’oroscopo merita più di qualche ironia. Certo, non è una macchina per azzeccare il futuro, ma può essere uno strumento di comprensione di sé stessi. Come altri tentativi di tipologizzare gli umani, anche l’oroscopo disegna caratteristiche sorprendentemente precise delle persone nate in un certo periodo dell’anno. Anni fa un tale sosteneva che non sono le stelle, ma la Luna, a condizionare i nostri comportamenti, così come le maree e la nascita dei funghi o la crescita dei capelli. Forse aveva ragione. L’antica saggezza popolare degli almanacchi e dei lunari insegna che qualcosa che ci influenza, lassù oltre le nuvole, deve pur esserci.
Tuttavia, Galileo ha tolto la Terra dal centro dell’universo e da allora l’astrologia è diventata il parente povero della grandiosa scienza che fu. L’uomo si è rassegnato ad essere un’infinitesimale forma di vita su un minuto pianeta di una piccola galassia, tra miliardi di altre galassie rotanti. Siamo dentro il cielo, non sotto il cielo. Forse facciamo parte di un segno zodiacale di una lontanissima civiltà aliena che ci osserva a milioni di chilometri (e di anni) di distanza.
Ma nel suo lavoro di igiene razionale, la scienza a volte prende il posto delle superstizioni che intende cancellare. Macché stelle, ci dice: noi siamo determinati dai geni, dall’ambiente, dalla cultura in cui cresciamo. Tutto vero. Salvo che in questo quadro di determinismo naturale o sociale non resta più spazio per la responsabilità e la scelta. Un tempo potevamo dire, con Kant, “Il cielo stellato sopra di me, la legge morale dentro di me”. Oggi anche la legge morale è considerata illusoria: non ci sono più buoni e cattivi, solo condizionamenti fisici, cerebrali, filiere ereditarie che - assieme a molti altri fattori come lo status sociale, i soldi in tasca, il luogo dove si cresce, perfino la palestra, la dieta controllata e l’algoritmo su Facebook- ci rendono esattamente quello che siamo. Dio e i segni zodiacali ci lasciavano più liberi.


Senza contare che a volte scienza e tecnologia provano ad essere più potenti delle stelle, più forti dell’Altissimo e più determinanti del caso. C’è nell’aria, per esempio, una tendenza scientista che crede nell’arrivo di una nuova era in cui l’evoluzione della specie non è più eterodiretta dalla lenta selezione naturale, ma dall’intelligenza creatrice dell’uomo. È l’ideologia post umanista che predica la fine della vulnerabilità con protesi di ricambio per ogni organo vitale malato o vecchio e macchine che replicano il cervello umano (vedi US Brain Project e Human Brain Project). Un sogno di immortalità ribattezzato “anti age”.
Sembra un film di fantascienza in cui c’è un marchingegno che ti crea ricordi nuovi e bellissimi per darti l’impressione di essere felice. Meglio l’influenza indecifrabile delle potenze celesti, allora, che questa scientifica immersione nell’irrealtà.