Un grosso disguido

di PARIDE PELLI - Nei giorni scorsi, complice il dolce anticipo d'autunno, il nostro cuore generoso si stava abituando ai SUV che dal 28 agosto – riapertura delle scuole – sono scesi in guerra come ogni anno per le strade dei piccoli o grandi centri, pilotati da mamme-colonnello in tacchi a spillo pronte a tutto per far capire chi comanda alle 8 del mattino. Operazioni di terra a cui ci stavamo facendo il callo, pur non essendo reduci dall'Iraq. Tuttavia un altro SUV è comparso all'orizzonte delle cronache, catturando la scena: quello di Muntari, calciatore ghanese senza squadra e, adesso, senza automobile, dopo che il suo gippone ipercafonal gli è stato sequestrato a Chiasso-Brogeda. Il motivo di tale clamorosa e ingombrante confisca è da ricondurre, pare, al mancato pagamento delle rate del leasing, sebbene gli avvocati di Muntari si siano affrettati a ribadire che no, al loro assistito non era scivolato il piede sull'acceleratore delle spese, ma che tutto era da imputare a un disguido con la società che ha concesso il finanziamento.
Un bestione, quello fermato al confine, che è una sorta di spazioso monolocale su quattro ruote (magari con ascensore per issarsi al volante, vasca idromassaggio per combattere i momenti di noia nel traffico e doppio gps per ritrovare la fidanzata dispersa tra la leva del cambio e il mobile bar) e che può far impallidire il maestro del «glam» Lapo Elkann, uno che di auto ne ha customizzate molte (anche in versione mimetica: sarà grazie a questa che è sfuggito ai problemi di leasing?).
Ad ogni modo, il momento difficile che Muntari – per sua stessa ammissione – sta vivendo, è destino comune a diversi sportivi, passati dall'altare alla polvere a causa di investimenti azzardati. La verità è che oggi più di ieri c'è chi si farebbe ingolosire dal progetto per un resort ad Aleppo o chi, ancora, aprirebbe uno smercio di bandiere della pace a Pyongyang nella speranza di fare il botto. Insomma, per evitare certi «disguidi» basterebbe avere più rigore (e in questo caso il VAR non c'entra) e non seguire alla lettera la filosofia dell'indimenticabile George Best: «Ho speso un sacco di soldi per alcol, donne e macchine veloci. Tutti gli altri li ho sperperati».