Un invito a restare sereni

Dobbiamo riconoscere che i ticinesi stanno affrontando con molta calma e saggezza un momento di grande stress personale, familiare e collettivo. Molti sono confrontati con situazioni difficili e dolorose, o perché hanno perso una persona cara, o perché malati con sintomi dubbi, oppure perché riconosciuti positivi al test sul coronavirus. A questo si aggiungono le difficoltà e le preoccupazioni, non secondarie, per la propria situazione finanziaria. In questo momento il fatto di avere un po’ di paura è del tutto normale e comprensibile. Il problema non è la paura in sé, ma la reazione che abbiamo ad essa.
Il filosofo e psicologo Umberto Galimberti, spiega che la paura è un sentimento positivo, perché provoca in noi una risposta salutare nei confronti di un pericolo reale. Ma quando siamo confrontati con un pericolo sconosciuto, come è ora il caso, la paura si trasforma in angoscia, molto difficile da gestire. Chi non ha mai provato quello stato di stanchezza e spossatezza conseguente all’eccesso di angoscia e di preoccupazioni? Tuttavia, anche se è facile a dirsi e difficile a farsi, sarebbe saggio non eccedere. E questo non perché non ci si renda conto di quello che sta succedendo, o perché questo sarebbe un pretesto per non rispettare le indicazioni degli esperti e delle autorità, ma proprio perché un atteggiamento calmo e mentale ci aiuterebbe a proteggerci meglio.
L’eccesso di emotività a volte non aiuta. Questa non è psicologia spiccia da post su Internet, ma la convinzione di un esperto di immunologia come il dottor Walter Pierpaoli, di cui riportiamo il parere nell’intervista qui sopra. Il suo messaggio è che la paura ci indebolisce di fronte al virus, e in genere di fronte a tutte le malattie. È un parere condiviso anche da Bruce Lipton, uno dei più importanti biologi al mondo e uno dei divulgatori dell’epigenetica, che ha sempre sottolineato l’importanza dello stress nel generare malattie.
I n questo momento, visto che la psiche influenza considerevolmente le difese immunitarie, diventa importante lavorare sull’«igiene mentale». Con la paura il nostro organismo, percependo una minaccia imminente, si pone in assetto difensivo, pronto all’attacco o alla fuga. Il flusso sanguigno irrora maggiormente le estremità per prepararsi all’azione. Questo a scapito della corteccia frontale preposta al ragionamento. Per giunta i nostri pensieri in condizioni di paura non sono rivolti al presente, ma alimentano un meccanismo attraverso il quale ricordi di esperienze passate, personali o raccontateci, si proiettano nel futuro. Mark Twain affermava: «Gran parte della mia vita è stata spesa a preoccuparmi di cose che non sono mai accadute». O, come diceva un maestra di spiritualità orientale, preoccuparsi eccessivamente non serve, o perché l’oggetto dei nostri timori non si verifica, o perché arriviamo all’ora della prova già indeboliti.
Cosa fare per limitare questo circolo vizioso? Forse il vecchio adagio «hic et nunc», ossia concentrarsi sul qui ed ora può aiutarci. Esistono varie pratiche per ancorarsi al presente. Ognuno ha la sua: respirazione rallentata, meditazione, tecniche di rilassamento, preghiera, oppure semplicemente un atteggiamento di calma consapevole. Ricordando anche la nostra responsabilità sociale, perché la paura, ma anche la fiducia, si trasmettono agli altri. Occuparsi con totale dedizione a ciò che amiamo, siano esse persone o attività, può escludere l’ansia.
Concludiamo con una citazione della nota psicologa Elisabeth Kübler Ross, che proponiamo per intero e senza commenti: «Ci sono solo due emozioni: l’amore e la paura. L’amore produce felicità, contentezza, pace e gioia. Dalla paura nasce la rabbia, l’odio, l’ansia e il senso di colpa. Non possiamo provare queste due emozioni contemporaneamente. Se siamo nell’amore non siamo nella paura, se siamo nella paura non siamo nell’amore».