Editoriale

Un primo importante confronto sull’AVS

Avviato più di un anno fa, il dibattito sul finanziamento della 13. AVS sta entrando in una fase importante, per almeno due ragioni
©Chiara Zocchetti
Giovanni Galli
06.09.2025 06:00

Avviato più di un anno fa, il dibattito sul finanziamento della 13. AVS sta entrando in una fase importante. Per almeno due ragioni. Innanzitutto, bisognerà vedere se il Nazionale, nei prossimi giorni, deciderà un aumento transitorio dell’IVA (come chiede una risicata maggioranza della sua commissione) e respingerà il maxi-pacchetto con cui il Consiglio degli Stati vuole coprire non solo i costi della nuova mensilità ma anche quelli dell’eventuale abolizione del tetto massimo delle rendite per i coniugi. Il confronto è aperto. In secondo luogo, si tratterà di capire come il Parlamento intende muoversi alla luce delle ultime prospettive dell’AVS, che dipingono un quadro finanziario meno fosco. L’ambizioso piano dei «senatori», una fuga in avanti orchestrata da Centro e sinistra, è stato affossato dalla Commissione della sicurezza sociale del Nazionale.

Alla bocciatura hanno contribuito anche le nuove prospettive dell’AVS. La proposta così com’è non dovrebbe avere scampo in aula. Gli Stati prevedono un aumento a tappe dell’IVA (dall’8,1% fino a un massimo del 9,1%) e dei contributi salariali (dall’8,7% al 9,5%). A regime (2036), l’operazione dovrebbe costare più di 6 miliardi di franchi annui, un importo da primato a livello contributivo. A essere chiamati alla cassa sarebbero soprattutto il ceto medio, tramite una riduzione del potere d’acquisto, e i giovani, attraverso maggiori oneri per tutta la durata della loro vita professionale. Un aumento dei contributi farebbe rincarare anche il costo del lavoro. Con questa soluzione, gli Stati hanno anche fornito un assist al Governo, che aveva preannunciato di voler stabilizzare l’AVS dopo il 2030 ricorrendo unicamente ad aumenti dell’IVA e dei contributi, senza misure strutturali (vale a dire senza aumenti dell’età di pensionamento).

La frenata operata dalla commissione del Nazionale rimette, almeno in parte, la palla al centro e prevede il solo finanziamento della 13. AVS così come proposto dal Consiglio federale, tramite un aumento temporaneo dell’IVA di 0,7 punti, all’8,8%. Questa soluzione costerebbe ai consumatori dai 2,5 ai 3 miliardi di franchi all’anno fino alla fine del decennio, quando in teoria dovrebbero essere adottate altre misure. La commissione dice di attendersi, dal 2030, una «riforma strutturale e durevole» del primo pilastro. Ma si tratta in ogni caso di posizioni fragili, sorrette da una debole maggioranza e che per fare breccia richiedono il voto compatto, non scontato, dei partiti che la sostengono. L’esito è quindi molto incerto, anche perché le nuove cifre sull’evoluzione dell’AVS possono cambiare le coordinate della discussione. Secondo le stime aggiornate, anche senza un apposito finanziamento per la 13. AVS, i risultati d’esercizio rimarrebbero nelle cifre nere fino al 2028. La differenza negativa fra entrate e uscite, dovuta alla nuova mensilità, verrebbe compensata dai redditi degli investimenti.

Il primo pilastro andrebbe poi in rosso, ma in misura più contenuta rispetto alle previsioni precedenti, il che, teoricamente, renderebbe meno «dolorosi» i successivi interventi di risanamento. Non solo: se venisse approvato l’aumento dell’IVA di 0,7 punti (per il quale, va ricordato, sarebbe necessaria l’approvazione popolare) e se un domani fosse respinta l’iniziativa del Centro sulle rendite dei coniugi, l’AVS non avrebbe problemi almeno fino al 2040. Queste previsioni più favorevoli non sono una correzione di errori precedenti ma il risultato dei nuovi scenari demografici. Si prevedono, infatti, un aumento della popolazione attiva che contribuisce al primo pilastro, unitamente a una minore crescita del numero di pensionati e dell’aspettativa di vita. Ma le previsioni più favorevoli non bastano per guardare al futuro senza preoccupazioni, perché c’è molta incertezza. Non a caso, oltre allo scenario di riferimento ne sono stati presentati altri due, uno più negativo e uno più positivo.

In commissione sono state fatte proposte alternative sul finanziamento. Tutte sono state bocciate, sia quelle di rivedere al ribasso il piano degli Stati – una però è stata respinta per un solo voto – sia quella «borghese» di introdurre una sorta di freno all’indebitamento;l’idea è di aumentare l’IVA di 0,5 punti e di sei mesi l’età di pensionamento non appena il fondo AVS dovesse scendere sotto un determinato livello rispetto alle uscite per le rendite. Questa soluzione, bocciata di stretta misura, piace ai datori di lavoro, che la considerano «moderata». Trovare una maggioranza, comunque, sarà a dir poco arduo. Da superare, poi, ci sarebbe lo scoglio, ancora più alto, degli Stati. Un compromesso su come finanziare l’AVS appare ancora lontano.