Un rosso poco trasparente

BNS, investimento delle riserve e titoli "tossici" UBS
Mario Tettamanti
05.03.2009 11:00

di MARIO TETTAMANTI - Il mercato delle divise ha giocato un brutto tiro alla Banca nazionale svizzera. A pesare negativamente sui conti è stato infatti l?aumento di valore del franco svizzero rispetto al dollaro, alla sterlina e all?euro. Le tre divise (che la fanno da padrone nelle riserve della BNS) si sono svalutate rispetto alla moneta elvetica producendo così, nel calcolo finale in franchi, un?importante minusvalenza. Anche l?oro «ha giocato contro»: l?importante posizione di metallo giallo nelle riserve (1.040 tonnellate, per un valore di circa 32 miliardi di franchi) ha infatti subito una svalutazione contabile di circa 700 milioni.  Il rialzo del prezzo del metallo giallo, oggi sotto gli occhi di tutti, è purtroppo iniziato solo a partire dall?inizio del 2009. Questo è quanto si legge, anzi si deduce, dallo scarno comunicato della nostra banca centrale. Poco o niente (salvo una poco chiara tabellina riassuntiva) si dice invece dell?investimento delle riserve in borsa (azioni, obbligazioni e titoli di corto termine) e nei prodotti finanziari. Il meno che si possa dire è che l?investimento di 120 miliardi di riserve avrebbe meritato un migliore esercizio di trasparenza e qualche riga in più di commento. In fatto di poca trasparenza la BNS ha però dato il meglio di sé quando nel comunicato di ieri ha «spiegato» quanto sta succedendo sul fronte dei titoli a rischio rilevati dall?UBS. Peccato, perché l?occasione era ghiotta per fare il punto sulla situazione riguardo al fondo (Stabfund) messo in essere per alleggerire di 39,1 miliardi di fondi tossici il bilancio della grande banca. Un punto della situazione più che dovuto, visto che in questa operazione è pur sempre in gioco un quarto delle riserve dell?istituto. Cosa ha detto di chiaro, di poco chiaro, e cosa non ha detto la BNS a proposito di questa operazione? Di chiaro ha detto che il rilevamento della prima tranche di 16,4 miliardi di franchi di titoli illiquidi non ha per il momento influito negativamente sulle riserve della BNS, malgrado «rettifiche di valore» di circa 1 miliardo di franchi. Queste rettifiche di valore (svalutazioni), a detta della BNS, sono infatti state compensate dall?apporto iniziale al fondo da parte di UBS (grazie al prestito della Confederazione). Se l?aspetto contabile di questa operazione è chiaro, meno trasparente è invece il motivo per il quale una rettifica di valore si sia resa necessaria immediatamente dopo il rilevamento della prima tranche di titoli a rischio. A questo punto è doveroso chiedersi a che prezzo i titoli tossici siano stati acquisiti. Il concetto utilizzato dalla BNS di «Fair value» suona infatti quanto meno «folcloristico» vista la svalutazione immediata del 6,5% di questi titoli a pochi giorni dal rilevamento. È facile a questo punto supporre che il termine «Fair value» sia servito a trasferire «sottobanco» perdite dal bilancio di UBS a quello dello Stabfund. È pure facile supporre (e tra le righe lo dice anche il comunicato della BNS) che in futuro ci saranno (come è ovvio) altre «rettifiche di valore» sia su questa prima tranche di titoli, sia sulla prossima di 22,7 miliardi. All?appello di quanto detto e di quanto detto in modo poco chiaro, manca un dettaglio non irrilevante. Si tratta del costo del finanziamento di tutta questa operazione. Un costo che, visto l?ammontare in gioco e la durata dell?operazione (si parla di decine di anni), rischia di essere particolarmente oneroso per le riserve della nostra banca d?emissione. Per finanziarsi la BNS sta utilizzando due strumenti: innanzitutto dei prestiti sul mercato monetario e in secondo luogo l?emissione di obbligazioni in dollari. Operazione questa assolutamente nuova sia per il nostro istituto d?emissione, sia per tutte le banche centrali del mondo. Considerate le cifre è relativamente facile ipotizzare che il servizio del debito annuale da pagare per finanziare questa operazione sarà di circa 1 miliardo di franchi l?anno. Vista la durata prevista per rivendere questi titoli tossici (ammesso che si possano rivendere), il solo onere del finanziamento (senza dunque le eventuali perdite) assume proporzioni miliardarie. È evidente a questo punto che sommando le future «rettifiche di valore» (che potremmo definire svalutazioni o, più crudemente, perdite) con l?onere del finanziamento, il capitale iniziale messo a disposizione dalla cordata Confederazione-UBS non sarà sufficiente per evitare alla BNS consistenti perdite negli anni a venire.  L?unica buona notizia della comunicazione di ieri è che il «dividendo» alla Confederazione e ai Cantoni è, almeno per il momento, assicurato.  A copertura di questo «dividendo» rimangono ancora 14,6 miliardi, somma che lascia ben sperare per qualche anno ancora, prima che i nodi vengano al pettine.