Una Chiesa a ritmo di samba

di CARLO SILINI - Chi ancora dubitasse del cambio di tono assunto dalla Chiesa cattolica con l?arrivo di Papa Francesco, salti pure tutti i discorsi pronunciati dal vescovo di Roma (come continua a farsi chiamare Bergoglio) e non perda tempo a contemplare le pur strabilianti immagini della laica e solitamente sensuale spiaggia-simbolo di Rio de Janeiro, straripante di pellegrini col rosario in mano. Vada piuttosto a cercarsi su YouTube lo spettacolo surreale dei vescovi che, durante le prove di una coreografia per l?appuntamento papale, proprio a Copacabana si sono messi a ballare mimando i movimenti del rapper brasiliano Fly.
Con tutta la buona volontà e le oneste intenzioni di quei commentatori che si ostinano a dire che tra il pontificato di Ratzinger e quello di Bergoglio non è cambiato nulla, qui la rivoluzione è copernicana. Lo stile caldo, diretto, spesso divertito del nuovo Papa ha poco da spartire coi modi diplomatici del predecessore. Benedetto sorride, Francesco ride. Benedetto stringe le mani, Francesco abbraccia. Benedetto chiede ai giovani di imparare il canto gregoriano, possibilmente in latino, Francesco dice loro «fate chiasso, disturbate». E ai vescovi raccomanda di non tenerli a briglia stretta: «Spingiamo i giovani affinché escano. Certo che faranno stupidaggini. Non abbiamo paura! Gli apostoli le hanno fatte prima di noi!». Difficile immaginare una frase più sontuosamente irriverente uscire dalla bocca di un Papa.
Pane al pane: questo è Papa Francesco. «Non frullate la fede, c?è il frullato d?arancia, il frullato di mela e il frullato di banana, ma per favore non bevete il frullato di fede», dice ai pellegrini. Un capolavoro di anti-intellettualismo.
Ma al di là dei modi, per sé già più che sufficienti a seminare l?orticaria fra i maestri del protocollo vaticano, il maggior segno di cambiamento inaugurato dal Papa sta nella scelta di non lasciarsi condizionare da nessuno. A Roma non ha un segretario, dorme sempre a Santa Marta, rinuncia alle vacanze a Castelgandolfo, mette subito al lavoro un gruppo di otto saggi per la riforma della Curia, prevede che, se non si può riformare, lo IOR va semplicemente chiuso. E in Brasile, Paese che fa parte del BRIC, picchia durissimo sul fronte sociale: «La misura della grandezza di una società è data dal modo in cui essa tratta chi è più bisognoso (...) Penso che questa civiltà mondiale sia andata oltre i limiti perché ha creato un tale culto del dio denaro che siamo in presenza di una filosofia e di una prassi di esclusione dei due poli della società». Ovvero, riassumendo: gli anziani, verso i quali denuncia un?«eutanasia nascosta» perché sono fuori dal circuito produttivo; e i giovani confrontati con il dramma della disoccupazione («abbiamo una generazione che non ha esperienza della dignità guadagnata col lavoro», osserva). Con Papa Francesco, insomma, la Chiesa cattolica sorride, ma balla il samba delle verità scomode.