L'editoriale

Una crisi che cova sotto la cenere da ormai due anni

Sono ormai 24 mesi che la produzione della cosiddetta industria MEM (meccanica, elettronica e tecnologica) è in calo - L'associazione di categoria Swissmem lancia l'allarme e chiede risposte dalla politica
©Gabriele Putzu
Generoso Chiaradonna
22.05.2025 06:00

l diavolo, si sa, si nasconde nei dettagli. L’economia svizzera nel suo insieme appare in salute: le previsioni macro indicano ancora una traiettoria di crescita, seppur più cauta rispetto a sei mesi fa. La parola “recessione” resta per ora fuori dal vocabolario ufficiale. Eppure, alcuni settori – ed è qui che il dettaglio diventa sostanza – segnalano da tempo segnali preoccupanti. È il caso dell’industria tecnologica, che da oltre due anni vive una crisi silenziosa ma profonda. 

Lo confermano i dati pubblicati questa settimana da Swissmem, l’associazione mantello del settore: nel primo trimestre del 2025, le vendite del comparto (che comprende industria metalmeccanica, elettrica e tecnologie correlate) sono calate del -3% rispetto allo stesso periodo del 2024. È l’ottavo trimestre consecutivo in calo, una striscia negativa che certifica un indebolimento strutturale del cuore manifatturiero svizzero. Ma non sono solo le vendite a preoccupare. L’utilizzo della capacità produttiva è sceso all’81,1%, ben al di sotto della media storica dell’86%. Le commesse, altro indicatore chiave, sono rimaste stagnanti (-0,3%), a conferma di una domanda ancora fragile. Il quadro si inserisce in un contesto globale fragile, dove l’indice PMI (Purchasing Managers’ Index) resta sotto la soglia di espansione in molte economie avanzate. 

Le esportazioni, da sempre motore trainante del settore, crescono appena dello 0,7% nel trimestre, raggiungendo 17 miliardi di franchi. Gli Stati Uniti (+5,3%) e l’Unione Europea (+0,8%) danno qualche segnale positivo, ma si tratta – almeno nel caso americano – di un effetto distorsivo legato alla corsa a prevenire l’introduzione dei dazi da parte dell’amministrazione Trump. Male invece l’Asia, dove si registra un brusco calo del -6,6%. Anche per settori, la performance è eterogenea: bene strumenti di precisione (+4,5%) ed elettrotecnica (+1,4%), male macchine industriali (-2,9%) e metalli (-1,6%). 

Stefan Brupbacher, direttore di Swissmem, è stato chiaro: “I dati commerciali sono deludenti. E gli effetti dei dazi americani non sono ancora contabilizzati. Se verranno imposti, le conseguenze per il nostro settore saranno pesanti”. I dazi minacciati, fino al 31%, potrebbero compromettere l’accesso a uno dei mercati più rilevanti per l’export elvetico. Non è solo Washington a dover preoccupare. Secondo Swissmem, anche Berna deve muoversi con decisione. Martin Hirzel, presidente dell’associazione, ha lanciato un appello alla politica: occorre finalizzare senza ulteriori ritardi l’accordo di libero scambio con i Paesi del Mercosur, dove l’UE ha già preso vantaggio. Il rischio, avverte, è un grave svantaggio competitivo per le aziende svizzere, proprio mentre crescono le barriere protezionistiche globali. Hirzel ha inoltre ribadito la necessità di misure urgenti sul fronte interno: estendere a 24 mesi la durata delle indennità per lavoro ridotto, già adottato da diverse aziende, evitare nuovi oneri sociali che aggraverebbero i costi non salariali, e garantire maggiore stabilità normativa per le imprese. 

In definitiva, l’industria tecnologica svizzera è una situazione congiunturale difficile. Imbrigliata tra incertezze geopolitiche, domanda debole e lentezze politiche, il settore lancia un grido d’allarme. Ignorarlo – avverte Swissmem – sarebbe un errore strategico che rischia di compromettere posti di lavoro, investimenti e il prestigio tecnologico della Svizzera. È tempo che i decisori politici si accorgano che sotto la superficie rassicurante dell’economia elvetica, cova una crisi che può minare la sua spina dorsale produttiva fatta di piccole e medie imprese e non solo di grandi multinazionali che hanno, giocoforza, più strumenti per attenuare gli attuali venti contrari della globalizzazione.