Una paura che non se ne va

Emanuele Gagliardi
Emanuele Gagliardi
22.01.2014 06:00

di EMANUELE GAGLIARDI - Torna, nel Mendrisiotto, la paura. Anzi, probabilmente, non se ne era mai andata. Le due rapine avvenute lunedì sera, la prima ai danni di un distributore di carburante di Pedrinate (a pochi metri dalla frontiera) e la seconda in un?abitazione di Novazzano, hanno dato la stura ai timori (mai sopiti) e alle proteste della popolazione che, nell?arco di qualche ora, ha visto entrare in azione un paio di commando armati, che hanno minacciato con armi le loro vittime, arraffando quel che c?era da prendere, immobilizzando chi di dovere, prima di darsi alla fuga. In attesa, non di un altro colpo ma dell?esito delle indagini avviate dalla polizia per far luce sui due gravi episodi di violenza, dando un nome agli autori (e, si spera, arrestandoli), il cittadino si interroga, mentre dai banchi della politica parte qualche altro atto che punta il dito contro i valichi sguarniti chiedendo provvedimenti urgenti. E così si riprende a parlare a voce alta del pericolo reale di infiltrazione della criminalità violenta dai confini non presidiati, dalle piccole dogane. Ieri mattina, in un bar del Mendrisiotto, un avventore, cercando di stemperare la tensione presente in una discussione tra amici sulle due rapine di lunedì sera, diceva: «Probabilmente quelli là (i rapinatori, ndr) avranno sentito che cento poliziotti ticinesi, adesso, sono impegnati al Forum di Davos». Non ha riso nessuno. Anzi, qualcuno scuoteva la testa mormorando: «Bene, bene, avanti così. Garantiamo la sicurezza a Davos». Discussione da bar. Ma la gente ha paura. Davvero. Non si sente sicura. E invoca protezione. Le guardie di confine devono sorvegliare la frontiera, la polizia garantire la sicurezza, cercando di prevenire e stroncare, dove possibile, gli attacchi della malavita. Frontiere sorvegliate o no. Una discussione infinita. Le guardie di confine, obbedendo alle direttive di Berna, fanno quello che possono ed i risultati non mancano. C?è chi invita coloro che protestano a guadare appena aldilà della frontiera: Como, Varese, giù sino a Milano e oltre. Vita da Far West. Un argomento che, però, non fa molta presa. Chi vive in Ticino vuol sentirsi, a giusta ragione, protetto e tranquillo. Il pensiero corre agli anni Settanta e Ottanta. Allora le dogane erano tutte presidiate, anche i piccoli valichi. Alla sera, in buona parte di questi punti, i cancelli erano sbarrati. Eppure le rapine, in determinati periodi, si susseguivano ad un ritmo allucinante. E in più di un?occasione ci scappò il morto, anche a Chiasso e a Mendrisio. Qualche guardia di confine venne ferita dai rapinatori in fuga. Banditi spietati, alcuni dei quali furono uccisi in scontri a fuoco in Italia dai carabinieri. Uffici cambi, uffici postali, banche. Erano tutti obiettivi di bande pericolose e temerarie. C?era pure chi non esitava a prendere in ostaggio impiegati e commesse. Anni difficili. I malviventi entravano ed uscivano dalla frontiera come se niente fosse. Fortunatamente, l?offensiva di polizia e guardie di confine, l?avvento di impianti di allarme sugli obiettivi sensibili servirono a far diminuire, in modo marcato, il fenomeno.
Polizia e guardie di confine continuano, attualmente, a sorvegliare, secondo le rispettive competenze, il territorio. Gli uomini del Corpo della Regione IV dal canto loro, pur non essendo sempre presenti in alcuni valichi minori, si spostano lungo la frontiera, allestendo in pochi minuti posti di controllo arretrati, in grado di monitorare auto in entrata ed in uscita. I risultati sono confortanti. Le guardie sono riuscite ad intercettare ladri e rapinatori, corrieri di droga, ricercati. Lo stesso dicasi per quanto concerne la polizia. Insomma, ognuno fa quello che può con gli uomini e i mezzi a disposizione. Davide Bassi, responsabile delle pubbliche relazioni del Corpo delle guardie di confine, ci spiega che, in un giorno, le pattuglie mobili danno vita ad un centinaio di posti di blocco arretrati. Che vanno ad aggiungersi ai controlli in dogana. Posti di blocco che una volta, quando tutte le dogane erano presidiate, non era possibile istituire. La gente ascolta ma la paura resta. È la medesima di quegli anni pericolosi. Comunque, restano sempre anche le guardie e la polizia.

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