Via tracciata ma strada sconnessa

di GIANNI RIGHINETTI - Dopo una lunga serie di errori politici compiuti a livello cantonale, da Berna arriva un segnale positivo in materia di apertura domenicale dei negozi. Il sì del Consiglio federale alla mozione del consigliere agli Stati Fabio Abate è una buona notizia per la Svizzera intera, per il Ticino in particolare, e non solo per il FoxTown. Il patto di Paese che regge da 17 anni l?apertura dell?outlet di Mendrisio era finalizzato ad un?unica realtà. La modifica dell?ordinanza 2 concernente la Legge sul lavoro per adeguarla alle esigenze del turismo concernerà potenzialmente tutte le realtà esistenti (ad esempio il Centro Ovale di Chiasso) ed altre che potrebbero affacciarsi in futuro sulla scena cantonale del commercio.Questa soluzione è frutto di un virtuosismo politico perché contribuisce a cancellare con un colpo di spugna regole ad personam che, a lungo andare, si sono dimostrate claudicanti. A rompere il giocattolo ha poi contribuito l?interventismo sindacale, finalizzato a mantenere in vita un accordo economicamente interessante per loro, unitamente alla cocciutaggine del Dipartimento delle finanze e dell?economia per il tramite dell?Ispettorato del lavoro. Va ricordato che quanto Berna e la SECO non hanno mai sollecitato, l?autorità cantonale ha deciso di farlo di sua spontanea volontà, affermando «non c?era altra scelta». Un?uscita maldestra. Ora Abate ha accesso un lumicino e l?autorità federale si è detta pronta a seguire la strada indicata dal ticinese che si è già garantito una ventina di sostenitori a livello di Consiglio degli Stati.Ma non si capisce perché, come è già stato scritto dal nostro giornale, il Cantone non abbia mai tentato di fare valere quanto prescrive l?Ordinanza 1 della Legge federale sul lavoro, che a precise condizioni (come ad esempio i problemi di competitività dovuti alla concorrenza estera) ammette l?indispensabilità del lavoro domenicale. La condizione prescritta è perfettamente calzante con la nostra realtà di confine, tanto più in un periodo in cui le difficoltà economiche e il cambio inducono molti ticinesi a recarsi in Italia. Rinunciare ad una possibilità di apertura domenicale significa concedere un ulteriore vantaggio competitivo a chi ne ha già altri.Abate ha vinto la prima tappa, ma la meta non è dietro l?angolo. Le reazioni raccolte in Ticino testimoniano soddisfazione, ma nessuno osa cantare vittoria. Il sindacato UNIA si è già detto pronto a combattere a livello nazionale la modifica dell?Ordinanza, mentre il Consiglio federale afferma che è pronto ad agire nella direzione sollecitata ma «con il coinvolgimento delle parti sociali». È un messaggio importante per il mondo politico, anche se un?Ordinanza non è soggetta a referendum. Sembra di capire che Berna voglia evitare il sorgere di nuovi conflitti sociali per effetto dell?adeguamento del testo alle mutate esigenze delle realtà locali, specie quelle a vocazione turistiche. Quei sindacati che, poco meno di 20 anni fa, avevano costruito ponti d?oro per agevolare il Fox Town spianandogli (pecunia non olet) la strada con un Patto di Paese, dimostrino ora di pensare all?interesse generale, anche se lo loro fetta di torta potrebbe ridursi.Berna ha dimostrato duttilità e lungimiranza prendendo una posizione che fino a poco tempo fa non si poteva dare per scontata. Ora si entra in una fase di gestione della prima conquista. Toccherà alla deputazione ticinese alle Camere federali costituire alleanze con deputati sensibili alle aperture domenicali, provenienti da cantoni che conoscono questa esigenza. Ma anche il Consiglio di Stato sarà chiamato a fare la sua parte. E non sarà per nulla facile. La procedura amministrativa avviata in settembre nei confronti dei negozi del FoxTown, secondo quanto annunciato dal DFE, conoscerà una nuova offensiva a partire da febbraio 2013, quando partiranno i controlli. Quell?azione tornerà a scaldare gli animi che l?avvio della tavola rotonda coordinata da Marco Borradori aveva calmato. Per giungere alla metà nessuno dovrà fare passi falsi. Facile a dirsi nel litigioso Ticino.