Quote rosa

Delusa e amareggiata

Il Gran Consiglio ticinese martedì ha bocciato una mozione che chiedeva di portare la presenza femminile in enti e amministrazione cantonale ad almeno il 30%
© CdT/Chiara Zocchetti
Red. Online
21.03.2022 16:09

Martedì, 15 marzo 2022, il Gran Consiglio ticinese ha bocciato una mozione che chiedeva di portare la presenza femminile in enti e amministrazione cantonale ad almeno il 30%. Intendiamoci, non è che avessi grandi speranze; l’aria che tirava non era delle migliori. Ma che anche le donne presenti in Parlamento non siano riuscite a trovare una quadra per sostenere una mozione di questo tipo che, ribadisco, non chiedeva la luna, mi lascia allibita. Non l’ho sempre pensata in questo modo. Anch’io, quando ero più giovane e mi illudevo che le donne potessero ottenere quanto era giusto perché spettava loro di diritto; ero decisamente contro le cosiddette «quote rosa» o contro qualsiasi forzatura che tendesse a far prevalere le donne. Che diamine - mi dicevo - noi non accetteremo di utilizzare lo stesso metodo utilizzato dagli uomini finora! Con gli anni però mi sono sempre più convinta che questo mio pensiero – nobile ma totalmente «naïf» – non avrebbe portato a nulla. Che la politica in Ticino è un «affare da uomini» è una conclusione che ha tratto anche il politologo ticinese Andrea Pilotti poco più di un anno fa. Ma questa mozione, come ha ben scritto Roberta Passardi, non intendeva dare il via a una vera e propria rivoluzione, bensì a una riforma che potesse gettare le basi affinché si creasse il principio «che la presenza sia di uomini sia di donne in questi consessi societari sia un arricchimento e una valorizzazione per la società o l’ente, quanto per tutta la nostra realtà cantonale». Il nobile vocabolario Treccani recita, alla voce «quote rosa»: provvedimento – generalmente temporaneo – volto a garantire la rappresentatività delle donne nei segmenti della classe dirigente di soggetti pubblici privati (vertici aziendali, consigli di amministrazione, liste elettorali) attraverso la definizione di una percentuale minima di presenze femminili. Non accontentiamoci più che questo principio venga applicato solo nelle liste elettorali. Ritorniamo quindi alla carica, con una nuova mozione e magari un’altra ancora. Non gettiamo la spugna.

Gaby Malacrida, membro del Comitato Cantonale PLRT