L'editoriale

A Mendrisio il pompiere paura non ne ha

Non c’è ironia che tenga in realtà, la Città ha bisogno di un Municipio coeso che sappia far fronte alle sfide della prossima legislatura
Stefano Lippmann
04.05.2024 06:00

I pompieri lo sanno bene: dopo aver domato un incendio è necessario monitorare la zona per far sì che sotto la cenere non covino dei focolai. Anche perché, nel caso prendessero vigore, bisognerebbe ricominciare le operazioni di spegnimento. Un possibile primo segnale? Il fumo. A Mendrisio, nella passata legislatura, un po’ di fumo dalle finestre del Palazzo comunale è effettivamente uscito. Non abbiamo potuto controllare di che entità fosse il fuoco all’interno della stanza dei bottoni - leggasi del Municipio - ma sappiamo che qualche fiammata c’è stata. Ancora oggi, in realtà, le risultanze della Scientifica post rogo non sanno indicare se ad innescare le fiamme - culminate con l’esonero di Cerutti dalla conduzione del Dicastero AIM - sia stato un petardo bagnato, una sigaretta lasciata accesa, una granata fumogena oppure una vera e propria bomba (carta). Quel che è certo è che per pulire la fuliggine che si è depositata sui mobili (e non solo) c’è voluto del tempo. Forse, anzi, ce ne vorrà ancora. Anche perché dalle urne primaverili è emersa una nuova, ma vecchia, compagine municipale. L’unico volto nuovo della tornata elettorale è quello di Nora Jardini Croci Torti la quale si è affacciata per la prima volta alla politica comunale. Quanto basta, all’interno della stanza de l’AlternativA, per accendere una fiammata di polemiche post elezione. Spentasi nel giro di un paio di giorni ma che, di fatto, qualche mano l’ha scottata. E dal locale qualcuno in …barella ci è uscito. Un vecchio volto, rinfrescato dalle tinte democentriste, è quello di Massimo Cerutti. L’esautorato Massimo che, svestiti i panni del PLR, a urne ancora calde - riferendosi ai colleghi di Municipio - ci ha spiegato che «probabilmente avranno un altro atteggiamento, perché la mia voce conterà di più». Non avrà preso in mano un lanciafiamme mentre rilasciava al Corriere del Ticino queste dichiarazioni; ma nemmeno un estintore. Può tornare a respirare - dopo aver trattenuto il fiato per qualche mese - il confermato in casa Lega Daniele Caverzasio. Costretto, anch’egli, a fare i conti con il fumo sprigionatosi dopo la rottura della pluridecennale alleanza con l’UDC: troppo monossido di carbonio nell’aria. Più nascosti, ma comunque assai pericolosi, i tizzoni ardenti con i quali hanno avuto a che fare i municipali (confermati) de Il Centro Paolo Danielli e Francesca Luisoni: tizzoni fuoriusciti soprattutto dal camino di casa perché il parascintille secondo alcuni era posizionato un po’ troppo a sinistra. E che dire del Partito liberale radicale che è riuscito a contenere i danni - un seggio perso - ma s’è trovato con il fienile bruciacchiato? Dalla stalla, infatti, è fuggito il cavallo del Cavaliere. Alcuni lo hanno seguito portando - i risultati delle urne parlano chiaro - un po’ di biada ad altri allevatori. Ad esempio allo storico partito dei contadini. Insomma, per il bene di Mendrisio urge che chi - più o meno consapevolmente - ha acceso il fiammifero ora prenda in mano anche il secchio d’acqua o la manichetta. Un po’ come faceva Grisù.

Non c’è ironia che tenga in realtà, la Città ha bisogno di un Municipio coeso che sappia far fronte alle sfide della prossima legislatura: le finanze, il dossier ECAM che fa il paio con l’invecchiamento della popolazione, le stesse AIM (che dovranno diventare un ente autonomo) per fare solo alcuni esempi. Bisognerà essere un po’ pompieri. Loro, per davvero, paura non ne hanno.