L'editoriale

Aumento di tutto, la misura è colma

Vorremmo che gli amministratori delle casse malati e i politici arrivassero al prossimo settembre meno costernati e arrabbiati e con più dimostrazioni concrete di aver lavorato bene a favore della popolazione, mai come in questo periodo storico costretta a tirare la cinghia
©Chiara Zocchetti
Paride Pelli
28.09.2023 06:00

La misura è colma e, dopo la comunicazione sul nuovo, spropositato aumento dei premi di cassa malati, il rischio è che il senso di frustrazione e di impotenza prevalga e si impadronisca di noi. Ma bisogna pur dirlo: se questa volta i ticinesi si stanno mostrando estremamente critici e arrabbiati, ne hanno davvero tutte le ragioni. A fronte di un aumento medio su scala nazionale dell’8,7%, il Ticino dovrà sopportare un 10,5%, che andrà ad aggiungersi a una inflazione che anche da noi si fa sentire e che colpisce ogni aspetto della vita quotidiana, dai generi alimentari all’energia, dai trasporti ai tassi di interesse, perfino all’aliquote d’imposta IVA, per non parlare della benzina. Con l’ultima ascesa dei premi, facilmente una famiglia ticinese di quattro persone arriverà a dover pagare un aumento medio di 1.500-2.000 franchi all’anno. Mica bruscolini. Ovviamente, non pochi appartenenti al cosiddetto ceto medio – che potrebbero non beneficiare dei sussidi perché non abbastanza «poveri» - dovranno tagliare le spese (ma c’è ancora margine?) con tutte le ricadute negative per la nostra economia mentre altri, magari per la prima volta, saranno costretti a chiedere soccorso all’ente pubblico (denaro di tutti noi, occorre precisarlo, che farà a sua volta aumentare le uscite statali e quindi le tasse). Di questi aumenti dei premi – che vedono il Ticino al primo posto sul podio, accanto a Zugo e Argovia – c’è chi ha dato la responsabilità a varie cause tecniche: in primis la forte crescita dei costi sanitari e i nuovi trattamenti più costosi. Insomma, più si evolve la società e più care diventano le cure: un vero paradosso, ça va sans dire, dal momento che nella storia il progresso, specialmente scientifico, è sempre servito a rendere accessibili a tutti quelle che da principio erano cure destinate a pochi abbienti. C’è poi chi è arrivato a tirare in ballo i numerosi cambiamenti di cassa malati da parte dei clienti-pazienti, ansiosi, a quanto pare, di spendere meno, con alcuni assicuratori che avrebbero incassato meno del previsto. Tale analisi tradisce una visione distorta del cittadino, che ha il sacrosanto diritto e la libertà di andare alla ricerca dell’assicurazione più conveniente. Sulle famigerate «riserve» che avrebbero poi influito sugli aumenti, non ci esprimiamo per carità di patria. Ciliegina sulla torta, ci sono da una parte gli assicuratori che dicono che il Ticino invecchia - con tra l’altro un buon numero di pensionati che arriva qui da oltre San Gottardo a godersi la Sonnenstube - e si ammala più degli altri cantoni, e dall’altra i politici che con frequenza annuale ogni settembre, si dichiarano «costernati» o «arrabbiati» per una buona settimana.

La realtà dice che anche a questo giro i ticinesi pagheranno a denti più che stretti i premi e i relativi aumenti, ma occorre tener presente che avanti di questo passo gli scompensi sociali sono dietro l’angolo; le critiche, anche aspre, le abbiamo già raccolte dai tanti messaggi che i nostri lettori ci hanno indirizzato subito dopo la comunicazione da parte dell’Ufficio federale dalla Sanità pubblica. Le casse malati in Svizzera sono obbligatorie, e di fatto sono tasse. Nessuno le contesta, a fronte di servizi resi, e non siamo qui certo a proporre una visione centralizzata dello Stato sociale. Vorremmo solo che gli amministratori delle casse malati e i politici arrivassero al prossimo settembre meno costernati e arrabbiati e con più dimostrazioni concrete di aver lavorato bene a favore della popolazione, mai come in questo periodo storico costretta a tirare la cinghia. Siamo d’accordo con chi afferma che siamo arrivati al limite estremo e occorre una riforma totale. Aumentare i prezzi non è più un destino ineluttabile e, sicuramente, d’ora in avanti non può e non dev’essere più una scorciatoia.