L'editoriale

Berset popolare nel bene e nel male

Secondo un recente sondaggio, il ministro dell’Interno è indietreggiato dal primo al terzo posto nell’indice della popolarità, un altro scivolone
Paride Pelli
08.03.2023 06:00

Il periodo tra la fine dell’inverno e l’inizio della primavera è tradizionalmente terreno fertile per i sondaggi politici: eletti ed elettori ne traggono molteplici spunti per opportune correzioni di rotta, e di voto. Da questo punto di vista è interessante un sondaggio condotto a metà febbraio dall’istituto Leewas e reso noto da Tamedia: sono state intervistate quasi 28 mila persone, non poche, e le loro risposte sono state statisticamente ponderate in base a variabili demografiche, geografiche e politiche in modo tale che alla fine il margine di errore non superasse, in negativo come in positivo, un punto percentuale. Uno degli obiettivi era valutare e quantificare la popolarità – ma sarebbe meglio chiamarla indice di gradimento, per le ragioni che vedremo – dei membri del Consiglio federale. I risultati sono netti e in linea con i fatti di cronaca politica degli ultimi mesi: Viola Amherd, ministro della Difesa della Confederazione, è al primo posto. Se non ci fosse la guerra in Ucraina, con tutti le sue ramificazioni e conseguenze anche elvetiche, ci sarebbe da chiedersi la ragione, che invece, purtroppo, è chiarissima: la Amherd è in sostanza la rappresentante delle decisioni di Berna riguardanti questioni delicatissime, come la riesportazione delle armi per Kiev. Pochi giorni fa, all’ultima Conferenza sulla sicurezza di Monaco, per esempio, è toccato a lei spiegare a diversi suoi omologhi europei perché la Svizzera, in virtù della sua neutralità, non può consentire che il materiale bellico venduto a terzi sia riallocato in Ucraina. La Amherd è il politico svizzero che abbiamo visto più citato, nelle ultime settimane, sui media europei. Inevitabile che sia «famosa» anche in patria. Al secondo posto, invece, troviamo la ministra delle Finanze Karin Keller-Sutter. La sostanziale tenuta interna della Svizzera in un quadro di tensioni geopolitiche val bene un attestato di stima. Keller-Sutter è stata inoltre la sola Consigliera federale a incontrare, al WEF di Davos, ministre e ministri delle finanze di diversi Stati membri dell’Unione europea oltre al commissario per l’economia. E se la Svizzera sarà invitata, l’anno prossimo, alle riunioni del G20 durante la presidenza brasiliana, sarà anche grazie ai colloqui che Keller-Sutter ha avuto con il suo omologo sudamericano, Fernando Haddad, proprio in occasione dell’ultimo Forum economico.

Ma veniamo al caso più scottante, quello di Alain Berset. Secondo il sondaggio, il ministro dell’Interno è indietreggiato dal primo al terzo posto nell’indice della popolarità, un altro scivolone. A livello politico, il capitombolo di Berset è comprensibile e giustificabile: troppe sviste, troppe leggerezze. A luglio dell’anno scorso, il friburghese fu «intercettato» a bordo del suo piccolo monomotore dall’aereonautica francese e scortato a terra da un paio di aerei da combattimento. Lo sconfinamento in uno spazio vietato fu causato da «un’errata interpretazione delle informazioni ricevute dal controllo del traffico aereo prima del decollo», ma la distrazione di Berset è ancora oggi viva nell’immaginario collettivo. L’ultima vicenda della fuga di notizie durante la pandemia dal suo Dipartimento al quotidiano zurighese «Blick» non ha ristabilito – anzi, tutto il contrario – l’onore che un Consigliere federale deve per definizione conservare come la più preziosa delle proprie qualità. La popolazione elvetica deve aver registrato tutta tale sequela di negligenze ed ecco facilmente spiegato il risultato del sondaggio. Ma in questo contesto poco rallegrante per Berset, una precisazione è necessaria. A indietreggiare è stato (appunto) l’indice di apprezzamento nei suoi confronti da parte dei cittadini e non certo la sua popolarità, cresciuta probabilmente in eccesso: nel bene e (soprattutto) nel male.