Opinione

Cartellino giallo per la RSI

L’opinione di Paolo Jacomelli, membro del comitato WWF Ticino
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Red. Online
26.10.2021 14:50

Secondo le Nazioni Unite, dopo aver esaminato tutti gli impegni nazionali presentati dai firmatari dell'accordo sul clima di Parigi fino a luglio scorso, le emissioni di CO2 aumenteranno del 16% entro il 2030. Inoltre, l'Agenzia internazionale dell'energia ha detto che gli attuali piani per tagliare le emissioni globali di CO2 saranno inferiori del 60% rispetto all'obiettivo netto zero del 2050.

Non molti conoscono questi fatti preoccupanti perché non vengono riportati dai nostri media. Un esempio emblematico di quanto manchino le informazioni sulla crisi climatica è il telegiornale della prima serata della RSI, uno dei programmi più seguiti dal pubblico.

Dai servizi sul rapporto IPCC codice rosso e gli incendi boschivi in Grecia del 9 agosto fino al 20 ottobre, sono andati in onda non più di 6 servizi legati ai cambiamenti climatici con, quasi mai, dati specifici come quelli citati sopra. Sembra che Il telegiornale della sera stia trattando questa crisi esistenziale come un problema qualunque, da trattare una volta, per poi dimenticarlo e passare ad un altro argomento.

Invece il telegiornale dovrebbe essere pronto ad informare il pubblico regolarmente, anche sulle soluzioni alla crisi climatica con interventi di specialisti. Con i media finalmente pronti ad informarci sulla serietà della situazione possiamo poi aumentare la pressione pubblica su settori dell'economia come l'energia, i trasporti, l'edilizia, la finanza, per far sì che ci si muova più velocemente verso l’obiettivo di emissioni zero.

Inoltre, i media devono riportare gli effetti cambiamento climatico e le soluzioni in tutti i settori: dall'economia alla salute, dal giardinaggio al COVID, dai viaggi al mondo del lavoro e dello sport. Per questo abbiamo bisogno di giornalisti che siano scientificamente formati e preparati.

Forse i giornalisti hanno paura di essere visti come attivisti, eppure il reportage del Covid ha dimostrato che i media possono avere un effetto nell'educare e influenzare i nostri comportamenti. Tutti conosciamo i numeri chiave, il linguaggio del Covid. Invece, i nostri giornalisti non sanno, e tanto meno riportano, quali sono i fatti e le cifre chiave per la crisi climatica. Inoltre, un giornalista che informa i telespettatori, ad esempio, sui danni recati al pianeta dall’ eccessivo consumo di carne di manzo, non può più, oggigiorno, essere etichettato come attivista.

La COP 26 è alle porte e le aspettative non sono molto rosee. I politici sembrano intenzionati a non prendere delle misure concrete, coscientii anche del fatto che i movimenti di protesta sono per ora relativamente limitati. I telespettatori dovrebbero essere informati dal fatto che siamo arrivati forse al momento più importante nella storia della nostra umanità, dove la nostra sopravvivenza è in bilico. Mi auguro che anche il telegiornale della RSI sia cosciente di tutto ciò e che faccia la sua parte per superare questa emergenza.