L'editoriale

Chi agisce e chi no a difesa della carta

Non sorprende il fatto che, ieri, il Consiglio degli Stati abbia tacitamente affossato una mozione che chiedeva - esclusivamente per l’anno ormai agli sgoccioli - un sostegno indiretto ai media stampati, dopo che la stessa era stata approvata di misura al Nazionale
Paride Pelli
07.12.2022 06:00

Non sorprende il fatto che, ieri, il Consiglio degli Stati abbia tacitamente affossato una mozione che chiedeva - esclusivamente per l’anno ormai agli sgoccioli - un sostegno indiretto ai media stampati, dopo che la stessa era stata approvata di misura al Nazionale. Sul piatto c’era la consegna gratuita attraverso la Posta di quotidiani e settimanali in abbonamento, ma solo della stampa regionale e locale e con tiratura inferiore alle 40mila copie, e solo per quegli editori che nel 2022 non hanno distribuito dividendi. Un aiuto quindi molto mirato, che non avrebbe certo fatto andare in bancarotta le finanze federali. Nessuna sorpresa, si diceva, se non per la quasi impertinente motivazione della bocciatura: la mozione sarebbe ormai «superata» e addirittura «fuori tempo massimo».

È risaputo che i media tradizionali stanno attraversando un periodo di difficoltà, che si acuirà in futuro. Ne abbiamo parlato molte volte, elencando ragioni che vanno dalla raccolta pubblicitaria sempre più incerta, all’erosione degli abbonamenti fino ai rincari generalizzati che negli ultimi mesi abbiamo registrato lungo tutta la filiera degli approvvigionamenti. La concorrenza dei social e quella «interna» del digitale sono poi ulteriore motivo di sofferenza. Sempre di ieri è la notizia che, nel 2021 e per la prima volta, i media online hanno sostituito la tv quale tipo di mezzo di comunicazione più influente; con la conseguenza che diversi marchi regionali oggi prediligono la pubblicità in Rete anziché sulla carta. Inutile farne mistero: siamo in piena campagna abbonamenti e il lieve aumento della tariffa che abbiamo proposto ai nostri lettori per il 2023 deriva proprio da questa congiuntura particolarissima, culturale e contabile.

Ma mettiamo da parte per un momento le ripercussioni finanziarie di questo cambiamento. Se è vero che una parte della società si informa sempre di più su fonti cosiddette «immediate» – cioè social network senza un controllo e una selezione dei contenuti, per non parlare dell’assenza di approfondimenti – è altrettanto palese che una parte non indifferente di pubblico resta, e non solo per ragioni anagrafiche, ancorata ai media tradizionali. Sono, infatti, due tipi diversi di informazione.

La prima, con tutto il rispetto per i molti «followers» che la sostengono, è più simile a un passatempo; la seconda permette invece di orientare sé stessi nel mondo, di progettare la propria vita, il proprio lavoro, i propri investimenti, persino la propria pensione. È un presidio indispensabile.

Sostenerlo (dal lato politico con aiuti mirati e plausibili, oppure, dal lato dei lettori, con un abbonamento) è una scelta culturale. Significa rispondere, anche, alla domanda su che genere di Paese si vuole. Si saranno chiesti, a Berna, dove si informano i lettori che abbandonano le testate su carta? Molti di loro vengono sedotti e catturati da situazioni ambigue, più simili all’infotainment che alla vera informazione, da cui si diffondono, specie in periodi di crisi, messaggi fuorvianti che possono creare danni.

Non si tratta di mettere in opposizione il digitale alla carta. Ma di ribadire che quest’ultima, per i processi realizzativi su cui poggia e per i lettori a cui si rivolge, non è un corpo morto da lasciare al suo destino, ma una componente essenziale del dibattito pubblico, in un Paese che poggia il suo sistema sulla democrazia diretta. Di questo si sono resi conto (almeno) alcuni Cantoni, quelli che hanno maggiormente il polso del territorio. Ieri, per esempio, anche il Gran Consiglio retico ha concesso un ulteriore sostegno finanziario ai media grigionesi di lingua italiana, aggiungendo 200mila franchi agli attuali 76mila di aiuto ai mezzi di comunicazione delle valli del Grigioni italiano. A Coira hanno dimostrato che la pluralità dei supporti di informazione è una risorsa inderogabile. Un segnale benaugurante.