L'editoriale

La mobilità immobile e la soluzione impossibile

Colonne, cantieri e problemi: le cento e più domande senza alcuna risposta nel Ticino in cui tutto appare come "esagerato"
Ricorrente quotidianità. ©Gabriele Putzu
Gianni Righinetti
12.09.2022 06:00

Non c’è ormai settimana o giornata che non inizi o finisca con colonne e imbottigliamenti enormi sulle strade e lungo l’autostrada. Da mesi è così e il 2022, forse per la prima volta, non ha regalato neppure quella che un tempo era l’apparente tranquillità estiva. I numerosi cantieri presenti un po’ ovunque ci costringono a veri e propri slalom tra i paletti arancioni mettendo a dura prova la capacità di lettura del corretto tragitto stradale, confrontandoci anche con amletici dubbi: mi toccherà transitare a sinistra o a destra? E non sono situazioni piacevoli. Riconosciamo che le arterie vanno mantenute, ben sappiamo (specie quando ci rechiamo in alcune nazioni confinanti) cosa significhi vedere ponti malmessi e dover schivare buche o crepe nell’asfalto. In Svizzera e in Ticino i milioni che vengono investiti sono molti e la perfezione di cordoli e strisce d’ogni colore fa invidia a tanti. Siamo abituati molto bene, anche piuttosto insofferenti e quando ci troviamo al volante, ammettiamolo, lo stato nervoso si altera con grande facilità. Puntiamo l’indice verso la Polizia, l’USTRA e il Cantone, pretendiamo di avere strade perfette ma senza dover fare i conti con i disagi che comportano i lavori necessari allo scopo. Il tracciamento del confine tra quanto è necessario e quanto esagerato, sbagliato e mal organizzato, viene lasciato alla percezione soggettiva. Poi ci sono le cento e più domande che ci poniamo in alcune situazioni quando eventi piuttosto rari, ma non eccezionali e neppure catastrofici, bloccano tutto e tutti. Ne abbiamo avuta la prova nella seconda parte della settimana scorsa, specie nel Luganese. Mercoledì sera un forte temporale ha scaricato in poco tempo una grande quantità di acqua, sono tracimati riali portando materiale e palta anche su arterie stradali. Un acquazzone importante, ma non devastante, che non ha generato danni alla struttura viaria. Eppure fino alla giornata di venerdì abbiamo dovuto convivere con strade chiuse e un totale caos. Vien da chiedersi, senza gridare allo scandalo ma comunque con fare un po’ scocciato, se tutto questo sia normale e se la nostra perfezione alla fine finisca a fare a pugni con l’efficienza, con la razionalità dell’intervento. Ovviamente gli effetti puntuali del violento temporale non si potevano pianificare, ma sottolineiamo che non sono stati devastanti. Ed è normale arrabbiarsi se ci si trova in colonna per due giorni: per un errore di pianificazione aveva perso la pazienza anche il direttore del Dipartimento del territorio Claudio Zali, rimasto imbottigliato sull’autostrada.

Qualcuno magari ricorderà quando l’A2 era deserta per effetto del lockdowm generato dalla pandemia nel 2020, uno scenario destinato ad entrare nei libri di storia e che nessuno spera di ripetere. Il post pandemia (facendo gli scongiuri di rito) ha fatto rinascere la voglia di viaggiare: testimone diretta di questa situazione è la via di transito per eccellenza, l’A2 che sta bruciando ogni record di transito e che quotidianamente (anche a settembre inoltrato) è intasata da Airolo a Chiasso, e in senso contrario, di auto provenienti da altre nazioni e dirette in Italia. Siamo svizzeri nella perfezione, ma anche nella generosità: con miseri 40 franchi da noi si può viaggiare all’infinito per 12 mesi.

Viviamo nella realtà di una mobilità immobile perché le auto (ticinesi, svizzere e straniere) sono troppe per la capacità di molte nostre strade immutate e immutevoli. Perché le soluzioni possibili diventano impossibili a causa della burocrazia e della ricorsite acuta (fenomeno che trova terreno fertile dove si sta troppo bene). Perché il trasporto pubblico non è la panacea per tutti i mali. E perché a livello finanziario si trovano più scuse che soluzioni. Un domani, in teoria dal 2025, arriverà la tassa di collegamento che garantirà nuove entrate al Cantone ma non cambierà di una virgola la situazione del traffico. D’altronde neppure la guerra al posteggio selvaggio che ha contraddistinto gli anni 2014-2016 ha portato benefici in questo senso. Certamente ha contribuito a fare ordine (elemento che piace a noi svizzeri perfettini), come pure a ripristinare la legalità dove era stata un po’ bistrattata: ma di effetti benefici e pratici sulle strade, neppure l’ombra. Mettiamoci il cuore in pace: restiamo in colonna.