L'editoriale

Partitoni, partitini e regole del gioco

In Ticino si impone un cambio di passo, il passaggio al sistema maggioritario - Il problema della politica non sono le piccole forze politiche
Gianni Righinetti
15.01.2025 06:00

Non c’è legislatura nella quale, in un modo o nell’altro, non ci si trovi a dibattere del sistema elettorale, delle regole del gioco, della nostra democrazia partecipativa. Purtroppo, cammin facendo il numero di parole è stato inversamente proporzionale ai risultati, all’insegna del timore inconcludente. In particolare da anni si marcia sul posto sulla riforma delle riforme: il passaggio dal sistema proporzionale a quello maggioritario. In prima battuta almeno per l’elezione del Consiglio di Stato, anche se saltare il fosso una volta per tutte per entrambi i poteri politici, non sarebbe una follia. Ora qualche spiffero che giunge da Palazzo delle Orsoline ci dice che nella sala del Governo qualcosa si starebbe muovendo, al punto che lo stesso Esecutivo, prima di Natale, aveva annunciato in una comunicazione qualcosa in divenire: «Il Consiglio di Stato si determinerà prossimamente in merito all’ipotesi di una riforma delle modalità di elezione di Governo e Parlamento tenendo conto che anche in questo ambito sono pendenti alcuni atti parlamentari». Un annuncio più unico che raro. Mai, in base al principio della prudenza che contraddistingue l’azione dei governi degli ultimi quadrienni, l’Esecutivo aveva osato annunciare in arrivo qualcosa che non è ancora in viaggio. Curioso, ma non casuale. In quei giorni prima delle Feste stava prendendo quota una discussione in sede di commissione parlamentare, in grado di fare schiantare tutti contro un muro, generando pasticci e problemi. Sul tavolo c’è la proposta di dare vita a una soglia di sbarramento al 4% per accedere al Gran Consiglio, una mossa «anti partitini» che, nella realtà odierna e con la necessità di mettere mano a una vera riforma organica, appare alquanto goffa. Presentata giusto a ridosso delle elezioni cantonali del 2023, voleva rendere attenti gli elettori sul rischio frammentazione. Il messaggio è caduto nel vuoto così oggi abbiamo un record di forze rappresentate nel Legislativo: sono 12. E cosa fare con i partitini? Piaccia o meno sono una realtà e combatterli con la scure delle soglie secche non è molto azzeccato nel contesto attuale di una politica sempre più liquida che troverebbe sfogo in altri modi magari meno nobili. Il sistema elettorale non si presta alla posa di divieti d’accesso, ma va costruito con pesi e contrappesi per garantire equilibrio e uniformità. In Ticino si potrebbe anche ipotizzare una soglia, ma permettendo (anzi incentivando) le congiunzioni tra le liste. Ma non d’ordine tecnico-tattico (come fu per PPD-PLR alle federali del 2019), bensì politico-programmatiche. Rinsaldando questo concetto. E allora ben venga il maggioritario in grado di chiarire chi sta al Governo e chi all’opposizione, chi ha il compito e il dovere di governare il Paese e chi si potrà permettere di vestire i panni del «neinsager». E oggi a dirci che le cose non funzionano, non è di certo l’azione delle forze politiche lillipuziane, bensì i partiti che siedono in Governo (con quelli che sulla carta sono i più stretti alleati elettorali) che giocano a stare un po’ di qua e un po’ di là. L’idea di passare dal proporzionale al maggioritario arriva da lontano: correva l’anno 1997 quando nel corso dell’esame della nuova Costituzione cantonale un deputato liberale-radicale presentò un emendamento sottoscritto da 19 colleghi. Dalla lettura dei verbali dell’epoca emerge tanta tensione. Quel tentativo, come da programma, andò a vuoto ma, come si dice, il tempo è galantuomo e i venti sono cambiati.

Consideriamo poi che agli elettori i tecnicismi non interessano per nulla, cerchiamo pertanto di non disincentivarli ulteriormente: chiarezza e semplicità devono essere i concetti guida. Perché, diciamolo chiaramente, non sarà l’abbattimento dei partitini ad invertire la rotta decadente della maggior parte dei partitoni. Insomma, nessuna illusione e occhi ben aperti sulla realtà che ci mostra forze nuove votate più per il trasporto e la capacità delle persone che per la forza delle idee, ma nello stesso tempo non dimentichiamo che cresce l’uso della scheda senza intestazione, la via di chi non vuole scegliere direttamente, ma che sostiene indirettamente con i voti preferenziali, le singole forze politiche. Chi era grande non culli l’illusione di tornare tale abbattendo i piccoli. E non ci si nasconda dietro scuse pretestuose: il caos nel dibattito parlamentare il più delle volte è dato dal cerchiobottismo delle forze di Governo piuttosto che dall’acidità espressiva e colorita di chi, piccolo, cerca la ribalta mediatica. Ma è soprattutto ora di dire basta alla divisione tra parlamentari di serie A (nelle commissioni e con pieno accesso a verbali e documenti) e di serie B (che trovano ovunque lucchetti senza chiave). Poi, per carità, tutti sanno procurarsi tutto senza troppe difficoltà (grazie a una solerte mano amica) ma così non è serio per nessuno. Attendiamo fiduciosi che celermente, seriamente e con una buona dose di coraggio si proceda per la sola via possibile, chiara e realistica.