L'editoriale

Pronti a ballare in una nuova dimensione

Un anno fa il Lugano, alla fine di un ciclo, ambiva a cambiare ordine di grandezza - Alle porte di una nuova estate si può affermare che il club bianconero ce l'ha fatta, anche se ora lo attende la prova del nove
Nicola Martinetti
31.05.2023 06:00

Un anno fa l’aveva soltanto sussurrato. A bassa voce, tra sé e sé, un po' come canticchiando una canzone. Una dei Måneskin, ad esempio. «E adesso giuro faccio le valigie, e scappo via in un’altra dimensione». Già. Dodici mesi fa, il Lugano si apprestava a cambiare pelle. Uomini, ciclo, e sì - quantomeno nelle intenzioni - pure dimensione. Un’aspirazione ambiziosa. Difficile da concretizzare, premesse alla mano. Eppure, infine, non disattesa. Sì, alle porte di una nuova estate ormai lo si può affermare: il Lugano è riuscito a cambiare ordine di grandezza. Simbolicamente, con l’avvento della nuova arena sempre più evidente. Ma anche e soprattutto sul piano sportivo. Con il ritorno in Europa dalla porta principale, quale sigillo più significativo.

Quanto accaduto nel campionato archiviato lunedì, record di punti compreso, non è frutto del caso. E nemmeno - come in passato - di un’annata sopra le righe, baciata dalla buona sorte. No, quanto conseguito è stato accuratamente programmato. Cercato, studiato e infine brillantemente raggiunto. Come fanno i grandi club, appunto. Grazie a un sistema che, per dirla con le parole del CEO Martin Blaser, «funziona». Una notizia confortante su entrambe le sponde dell’Atlantico, in particolare per chi da Chicago, ovvero Joe Mansueto, crede e investe - e pure parecchio - nel club.

Il difficile, tuttavia, arriva ora. No, non la finale del Wankdorf. Bensì quanto le farà seguito. Una sorta di prova del nove per tutta la società, chiamata ad allestire una rosa profonda e competitiva, ma anche a risolvere il rebus dello stadio «casalingo». Con l’intento di certificare la crescita del club, dimostrando che le fatiche palesate un anno fa in avvio di stagione, tra gli israeliani del Be’er Sheva e la Super League, sono ormai un lontano ricordo. Accedere all’Europa dalla porta principale, suggerivamo, porta in dote sia benefici sia sacrifici. Il monito del Basilea, reduce da una campagna continentale stellare, ma altresì da una stagione «monstre» di ben 61 partite, non è trascurabile. A Cornaredo, in ogni caso - tornando alla canzone dei Måneskin -, si è pronti a ballare. «In un mondo rosa pieno di colore».

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