Public-private-projects: chi paga?

Progetti sviluppati in base a un finanziamento public-private, si rivelano in certi casi più attrattivi che un finanziamento tradizionale (puramente pubblico) - in particolare quando si tratta di un investimento impegnativo o quando le competenze tecniche sono troppo specifiche per essere trasferite a un terzo. Anche da noi constatiamo un crescente interesse per questo tipo d’investimento. Infatti qualche anno fa il “partito” neoliberalista ha anzi organizzata un simposio per propagandarlo - sfortunatamente però solo con l’intento di promuovere i propri interessi! Si conclude: finora non siamo stati ancora in grado di applicare in maniera corretta e adeguata questo utile strumento - confondendolo con l’abituale clientelismo. L’esempio più improprio, oggi ancora fastidioso, è la svendita dell’ex Palace in merito alla costruzione del LAC; il secondo sarà (se non arriva ancora una svolta forse inasperata) la costruzione del PSE che favorisce a dismisura i privati e una grande banca. Ma non solo. Anche al Campo Marzio siamo in pericolo di essere sfruttato dai partner privati: non vi basta un diritto di superficie vogliono anche il verde, si come il Parco Ciani non basterebbe come zona svago. Vogliono per i loro locatori anche quello che appartiene al popolo! Non ve lo diamo! Basta!
D’altra parte a pochi metri di distanza ci sono situazioni in cui una collaborazione tra pubblico e privato farebbe senso: È evidente che il tram-treno deve essere introdotto in centro città sotto il livello della strada per evitare una situazione ingestibile attorno alla pensilina. Ed è altre tanto evidente che questo porta per forza a una stazione sotterranea - completata poi da un centro di servizio e un parking a più piani. È altrettanto evidente che non fa senso realizzare una complessa struttura sotterranea per mantenere la città vivibile a livello stradale senza una costruzione in superficie: uffici, negozi, appartamenti – forse un albergo e due o tre sale cinematografiche, una struttura poi realizzata e finanziata da privati. In questo caso, supportativo e complementare, il relativo diritto di superficie non solo permetterebbe il finanziamento la sottostruttura (stazione, shopville e parking) ma forse coprirebbe anche una parte dei costi per l’introduzione sotterranea del tram-treno. E neanche sarebbe necessario imporre vincoli ai privati. Basta che loro assicurino che la progettazione venga data nelle mani di una star dell’architettura contemporanea internazionale. Perché non a Renzo Piano? In più: centro metri più in là evolve una altra situazione dove una collaborazione con i privati farebbe senso. Ma nessuno ci pensa. L’IBSA sta costruendo nel Pian Scairolo un nuovo parco industriale circondato, per volontà della ditta, da molto verde e accessibile al pubblico. Perché non proporre alla IBSA d’integrare nella sua zona di svago anche i campi di tennis che al Lido fra qualche anno daranno fastidio riguardo a un nuovo palazzo dei congressi. Questo magari in cambio di qualche vantaggio pianificatorio. Forse con un gruppo di nuovi edifici, disegnato da (giovani) architetti internazionali (v. campus di Novartis a Basilea), si riuscirebbe forse anche a dare a questo non-luogo un profilo un po’ più attrattivo.