Saper cogliere l’attimo fuggente: il presente è l’anticamera del futuro

«Che cosa faceva Dio prima di creare il cielo e la terra? Preparava l’inferno per chi vuole occuparsi di problemi troppo difficili». Così argomenta, rilanciando un attico detto, Umberto Eco, in «Divagazioni sul tempo».
Di primo acchito questa può sembrare una battuta spiritosa, uno scherzo. In realtà non lo è. Sant’Agostino (che l’ha ripresa) ne fa oggetto di riflessione e ne parlava con molta serietà nel suo libro XI, delle sue «Confessioni» dedicato al tempo, in cui affrontava (come d’altro canto molti altri filosofi) i grandi problemi della filosofia di tutti tempi: secondo Umberto Eco, Sant’Agostino ha anticipato una conclusione su cui si troverebbe d’accordo anche un teorico del «Bing Bang».
Per millenni l’unico orologio sicuro è rimasto il canto del gallo. I contadini si alzavano quando il gallo cantava per andare a lavorare nei campi e accudire il bestiame. E così anche alcune parti del giorno si misuravano sui ritmi della preghiera e sul suono delle campane: la vita quotidiana in tale contesto agricolo, era ritmata sul «sorgere» e sul «tramontare» del sole, e in quella sociale sulla successione delle stagioni, perlomeno fino all’avvento dell’orologio meccanico in grado di misurare le ore e i minuti. Non smetteremo mai di pensare il tempo dal punto di vista del nostro corpo. Dopotutto noi, che invecchiamo giorno per giorno, siamo l’orologio di noi stessi. «Basti fare - dice ancora Umberto Eco - quattro flessioni, scendere le scale di corsa, cercare di saltare una siepe, e ci accorgiamo che è passato il tempo da quando avevamo vent’anni. Come siamo fortunati a essere animali mortali! Teniamo il tempo sotto controllo».
«Fugit irreparrabile tempus», recita un antico detto latino. Sì, la corsa del tempo che se ne va inesorabilmente, e a cui noi non possiamo porre nessun rimedio. Ciò che è stato è stato, in bene e in male. Ma nulla di ciò che accade nel presente va sprecato, non deve andare perduto.
Saper cogliere la fugacità di ogni cosa che passa e vivere intensamente il presente, perché il presente è l’anticamera del futuro e ha il profumo di eternità, è saggezza.
L’Anno Nuovo, pur tra ombre, chiaroscuri e comprensibili paure, che bussa alle porte della storia, non spenga in noi la speranza che nessuno ci può rubare, per un futuro migliore.
Buon Anno 2022!