L'editoriale

Strategie, nomi e qualche gomitata

C'è profumo di campagna elettorale in vista del 2 aprile 2023: ecco come si muovono i partiti e quali sono i nomi più gettonati
Gianni Righinetti
19.08.2022 06:00

In passato la seconda metà del mese di agosto segnava la fine delle vacanze e la ripresa delle attività, comprese quelle della politica. Quest’anno, per contro, il Consiglio di Stato e le commissioni parlamentari si concedono ancora qualche giorno di relax prima di buttarsi in quella che a breve diventerà l’unica attività che conta: la campagna elettorale. Mettiamoci il cuore in pace e consideriamo pure la cosiddetta «politica del fare» confinata per mesi in qualche cassetto di Palazzo a vantaggio della politica dell’apparire, del chiacchierare e del litigare per futili (o molto interessati) motivi. Il profumo delle elezioni cantonali del prossimo 2 aprile non è fantasia olfattiva, bensì realtà. Al momento non pervade l’aria che tutti respiriamo, bensì quella delle segreterie e delle sale chiuse frequentate dagli strateghi dei singoli partiti.

Il giro d’orizzonte su quanto sta accadendo e sugli scenari possibili lo apriamo da «Il Centro», quel PPD che ha cambiato nome e dal quale non si attendono grandi guizzi o marcate tensioni per la corsa al Governo. La battaglia interna si è consumata nel 2019 con Paolo Beltraminelli travolto dal caso Argo1 (da presunto grande scandalo istituzionale a innocuo topolino campagnolo) e lo sfidante Raffaele De Rosa capace di piazzare il colpaccio, il sorpasso su un consigliere di Stato uscente. Fatto non unico, ma certamente raro in Ticino. Il partito di Fiorenzo Dadò ora necessita di tranquillità e stabilità per consolidare il risultato che ha dato il via al quadriennio ormai agli sgoccioli. Piuttosto serafica è pure la situazione anche all’interno del PLR dove nessuno parla più di raddoppio ma del tentativo di mantenere le posizioni soprattutto in Gran Consiglio dove il rischio di perdere seggi per i partiti al centro dello scacchiere è sempre reale. Per il Governo Christian Vitta è una certezza, la capogruppo in Parlamento Alessandra Gianella sarà la candidata numero uno per accompagnare il direttore del DFE, mentre il presidente della Sezione di Lugano Paolo Morel potrebbe essere della partita con l’obiettivo di staccare un ticket per entrare senza il fiatone in Gran Consiglio. Poi il presidente cantonale Alessandro Speziali ha esternato sensazioni positive dagli incontri avuti con l’ex rettore dell’USI Boas Erez, visto anche alla festa del 1. d’Agosto dei liberali radicali. Ma quanto è gradito Erez ai liberali luganesi? La sua presenza aiuterebbe a calamitare qualche radicale o farebbe fuggire un numero imprecisato di liberali? Senza dimenticare che a fargli la corte ci sono anche i socialisti della coppia di co-presidenti Laura Riget e Fabrizio Sirica. Questi vogliono con grande determinazione la lista unica con i Verdi per dare vita alla formula 2 (socialisti) + 2 (ecologisti) + 1 esponente della cosiddetta società civile. Quest’ultimo dovrebbe essere l’Erez conteso. Ma a sinistra nulla è mai facile, semplice e lineare. La corrente dei puri e duri (che fanno l’occhiolino ad Amalia Mirante) punta a 3 socialisti e 2 ecologisti, ma questa ipotesi non verrà mai avallata dalla direzione indicata dalla co-presidente ecologista Samantha Bourgoin. Tutto pare appeso ad un filo. Anche la candidatura della donna forte dei Verdi, Greta Gysin che a giorni manifesterà le sue intenzioni. Sarebbe inutile fare speculazioni o il toto-candidatura. Ci limitiamo a dire che se dovesse rinunciare per restare a Berna non sarebbe una sorpresa colossale. Si attende per contro il giorno in cui Marina Carobbio dirà sì, verosimilmente sarà prossimo al giorno in cui Manuele Bertoli dichiarerà di rinunciare definitivamente a chiedere una deroga al Congresso per restare altri quattro anni in Governo.

Qualche gomitata si è già vista a destra tra il leghista Claudio Zali e il democentrista Piero Marchesi, con quest’ultimo che si è dichiarati sfidante sull’ipotetica lista unica, nell’intento di portare l’UDC in Consiglio di Stato. Zali non ha mancato di rispondere piccato al conterraneo malcantonese, mentre Norman Gobbi appare assistere serafico al duello. Sull’alleanza Lega-UDC deciderà in ultima istanza la prima assemblea della storia leghista, ma il posto più scomodo appare quello del terzo candidato sulla probabile lista unica Lega-UDC. Sabrina Aldi pensa di rinunciare all’invito avvelenato e spinge Boris Bignasca a correre. Pare evidente che chi occuperà quella casella avrà il compito di tentare di frenare Marchesi impendendogli di conquistare un grandino del podio. Beninteso: neppure il terzo. La Lega intende fare di tutto per non avere un subentrante targato UDC anche perché nel 2027 potrebbero uscire di scena in un sol colpo Gobbi e Zali.