L'editoriale

Sul Ceresio la quiete prima della tempesta

Finora a Lugano si è visto poco a livello di nuove idee e confronti tra candidati, ma la posta in gioco rimane altissima
Giuliano Gasperi
26.03.2024 06:00

Una manovra di risparmi che non risparmia nessuno, dipendenti pubblici che protestano in piazza del Governo, procuratori nominati fra mille polemiche, un consigliere di Stato al centro di un misterioso incidente: se fossimo stati alla vigilia delle elezioni cantonali, non ci sarebbe stato bisogno di cercare temi per la campagna. Invece ci troviamo alle porte delle comunali e la situazione, almeno a Lugano e almeno finora, è sonnolenta come certi pomeriggi d’estate. Sarà la quiete prima della tempesta, perché a livello di persone, poltrone e interessi in gioco, la «carica elettrica» del prossimo appuntamento con le urne è rimasta intatta.

La destra (Lega-UDC) schierando Chiesa ha messo al riparo il suo terzo seggio in Municipio, ma facendolo ha generato alcuni effetti collaterali interni: una competizione che alla Lega potrebbe costare la poltrona di sindaco nella «sua» Lugano (ma cosa faranno Foletti e lo stesso Chiesa in caso di vittoria del secondo, è un altro mistero) e la messa sotto scacco di un municipale uscente (ma non demorde, Galeazzi, conscio che ogni candidato, anche il più quotato, partirà da zero). La sinistra è un misto tra la freschezza dei suoi giovani e l’esperienza di un senatore come Ghisletta: basterà per frenare l’avanzata del ciclone Mirante e confermare il proprio posto al tavolo più ambito di Palazzo civico? Occhio, soprattutto in questo caso, anche ai voti provenienti da altre aree politiche, che potrebbero spostare preferenze verso un profilo anziché l’altro. La stessa riflessione potrebbe valere per il PLR, dove Badaracco e Valenzano Rossi devono difendersi (fra virgolette, ma non troppe) da un outsider dai numeri interessanti come Schnellmann. In teoria i liberali radicali potrebbero far contenti tutti e tre riconquistando quel seggio perso undici anni fa a vantaggio della Lega, ma parliamo di un obiettivo che il partito, nei mesi di avvicinamento alle elezioni, non ha mai nemmeno menzionato. E se non ci credono loro stessi – parafrasando un detto famoso in ambito sportivo – non saranno gli altri a farlo. Il Centro, dal canto suo, non ha rinunciato a parlare del suo desiderio più grande, il raddoppio, ma la scelta di non candidare Beltraminelli per non fare concorrenza all’uscente Lombardi pesa come un macigno su questa già flebile speranza. Resta comunque il partito numericamente più tranquillo.

Poi ci sono tutti gli altri: i cosiddetti «partitini», anche se dopo i risultati delle ultime tornate bisognerebbe andarci piano a chiamarli così. Nella corsa al Municipio, la presenza di MPS ed HelvEthica non dovrebbe mescolare più di tanto le carte, mentre è più temuto il gruppo Avanti di Mirante, e non solo dal PS: anche se questi movimenti non ottenessero poltrone, qualche punto percentuale rosicchiato qua e là potrebbe rivelarsi decisivo per chi lo perdesse. Il discorso vale ancora di più per il Consiglio comunale, a cui puntano, oltre ai gruppi menzionati, anche Verdi, Costituzione Radicale e Più Donne: i «grandi» dovranno fare attenzione a non perdere ancora terreno dopo le nove poltrone cedute ai «piccoli» alle ultime comunali. Se la tendenza a una sempre maggiore frammentazione del voto dovesse continuare e rendere il Legislativo luganese ancora più variopinto, trovare le maggioranze per far passare questo o quel messaggio municipale diventerebbe un esercizio più complesso e di non facile lettura. Insomma, sembra tutto apparecchiato per una due giorni emozionante. Gli appassionati di politica lo sperano, perché finora non si è visto molto a livello di nuove idee o di botta e risposta fra l’uno o l’altro esponente (né di particolari scorrettezze, per fortuna e per quanto ne sappiamo).

L’impressione, mediamente, è che i municipali e i consiglieri comunali uscenti si stiano preoccupando soprattutto di comunicare quanto fatto sino ad oggi per Lugano. Giusto e comprensibile, ma il passato dovrebbe essere un punto di partenza, non di arrivo. I volti nuovi invece, sempre facendo una media politica di quanto si può vedere e sentire in città, stanno puntando molto sui propri valori e principi senza spiegare abbastanza quello che farebbero loro, per Lugano. Il che sarebbe auspicabile. Non è finita, comunque. Chissà che gli ultimi giorni di campagna non possano regalare qualche fulmine, una «scarica» che movimenti le cose. A volte servono anche quelle.

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