L’opinione

Tabacco, se la ragione va in fumo

L’opinione di Raffaele De Rosa, consigliere di Stato, direttore del Dipartimento della sanità e della socialità
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Red. Online
09.02.2022 06:00

Uno su tre, poi quasi uno su due. Nonostante il canton Ticino sia sempre stato storicamente all’avanguardia nel contrasto al tabagismo, ancora molti - direi troppi - giovani iniziano a fumare precocemente. Dai dati dell’Indagine sulla salute in Svizzera (ISS 2017) emerge che, tra il 2007 e il 2017, la percentuale di giovani di età compresa tra i 15 e i 24 anni che si dichiara attualmente «fumatore» è passata dal 31,3% al 43,6% nel nostro cantone. Un’enormità, se si considerano gli ottimi risultati che sono comunque stati ottenuti sul fronte della protezione delle fasce più giovani. Penso in particolare alla protezione dal fumo passivo, al divieto di vendita di tabacco, alla limitazione del fumo nei parchi giochi (in collaborazione con diversi Comuni), alla limitazione della pubblicità dei prodotti del tabacco nelle manifestazioni culturali e sportive. Testimonianza della particolare sensibilità a questo tema nel nostro Cantone.

Tuttavia, il trend citato in apertura, con un aumento della quota di giovani fumatori, porta inevitabilmente a riflettere alle logiche che sfuggono dal nostro perimetro di azione. Una è senz’altro quella della potenza del marketing del tabacco e alla particolare ricettività dei messaggi fra le categorie più giovani. L’industria del tabacco è da sempre ben consapevole di questo potere e si rivolge al target giovanile attraverso messaggi mirati e canali di comunicazione preferenziali, che trasformano la classica sigaretta (e i suoi simili) in un prodotto piacevole, attraente, conviviale e, spesso, che fa da complemento a una vita sana, indipendente e a contatto con la natura. I prodotti del tabacco sono esattamente il contrario di tutto questo! Oltre ad avere un impatto dannoso sull’ambiente, sono causa di malattie gravi, di morti evitabili.

L’evidenza scientifica dimostra che questi prodotti sono causa di una vita meno sana e meno felice di ciò che promettono nei messaggi pubblicitari. Eppure la razionalità va in fumo nel momento in cui lo spot assimila la sigaretta al mezzo per trovare la libertà, sentirsi in pace con sé stesso, vivere sostenibile, incoraggiare il proprio amor proprio. È l’esatto opposto! Basterebbe chiedere ai propri polmoni.

Le attività di prevenzione per informare e sensibilizzare i giovani sono sicuramente importanti, ma insufficienti di fronte ai numerosi stimoli pubblicitari che corrono tramite Internet, nei social media, nei punti di vendita e nelle manifestazioni. Stimoli ai quali sono sottoposti i giovani in maniera costante nelle loro attività quotidiane e di svago.

Molti studi hanno mostrato che il consumo precoce di tabacco aumenta anche la probabilità di innescare una dipendenza altrettanto precoce e di lungo periodo. Pubblicizzare prodotti che, oltre all’impatto devastante sulla salute delle persone, determinano anche una dipendenza a partire dalla giovane età, è non solo dannoso ma anche eticamente inaccettabile.

Il divieto della promozione e della pubblicità dei prodotti del tabacco è lo strumento che aiuta a rendere il consumo qualcosa di NON normale, e al contempo a ridurne l’attrattività proprio nella parte di popolazione più esposta e vulnerabile al marketing del tabacco, e cioè i giovani.

Il sì all’Iniziativa al voto questo fine settimana rappresenta quindi un ulteriore tassello nella strategia di prevenzione rivolta proprio ai giovani. Non perdiamo questa occasione.