L'editoriale

Un Festival di squadra e di piazza

Dal programma della 78.ma edizione emergono due solidi orientamenti, molto promettenti - Vale la pena appuntarseli
Paride Pelli
09.07.2025 06:00

Due giorni fa si è tenuta a Zurigo una riunione, densa di spirito e di sensibilità artistica, sul programma dell’imminente Festival di Locarno, poi presentato ufficialmente ieri ai media: ebbene, abbiamo potuto toccare con mano un paio di solidi orientamenti che, se saranno portati avanti con la giusta convinzione, diventeranno a breve termine, probabilmente già da questa 78. edizione, motivo di sviluppo e di orgoglio per il Festival e indirettamente per tutto il Ticino e la Svizzera.

La prima notizia da dare è che la compenetrazione tra la presidente Maja Hoffmann e la macchina del Festival è sempre più delineata e feconda, e siamo soltanto alla seconda edizione da lei presieduta. Sta uscendo, in altre parole, uno stile di management preciso nelle scelte e nei dettagli, comprensibilmente diverso dal precedente di Marco Solari, che ha comunque condotto la kermesse alle ragguardevoli altezze che conosciamo.

La Hoffmann ha raccolto con rispetto e un filo di timore questa eredità e la sta ora lanciando in un’ulteriore dimensione più legata al suo carattere, alla sua storia personale di mecenate e di importante collezionista d’arte, e allo stesso tempo più sfidante sul piano internazionale. In sintesi: permane sempre un occhio molto attento al bilancio e al fundraising, e ci mancherebbe, ma oggi il vertice della kermesse è al lavoro soprattutto sui contenuti e sulle loro potenzialità artistiche e commerciali.

Ça va sans dire: i finanziamenti sono indispensabili per mantenere e valorizzare la macchina del Festival, ma è con la proposta cinematografica e con gli ospiti che ci si fa davvero valere, specialmente se l’obiettivo è profilarsi rispetto a Venezia, Berlino e, se si vuole, pure rispetto a Cannes. Due anni fa si temeva che l’arrivo della Hoffmann personalizzasse troppo la kermesse: sta accadendo, invece, il contrario. Nella riunione di lunedì, così come in altre occasioni precedenti, la presidente ha sempre parlato a nome di una squadra che appare ancor più coesa, affiatata e combattiva di prima.

L’arrivo nel Consiglio d’amministrazione, a ottobre dell’anno scorso, del produttore cinematografico italiano Roberto Cicutto, già presidente della Biennale di Venezia, e di Gilles Marchand, già direttore generale della SSR, ha creato le condizioni per un maggior scambio di vedute, di conoscenze e di contatti che, aggiunti a quelli della Hoffmann, stanno delineando una strategia che ha tutte le caratteristiche di una sfida a lungo termine. Ne gioverà, e questa è la seconda notizia importante che vogliamo dare, la piazza. La 78. edizione, di fatto, è stata maggiormente pensata e incentrata sul pubblico, sui suoi desideri, sulla sua voglia di novità e allo stesso tempo di tradizione. E l’indotto, si spera, non avrà di che lamentarsi. Da questo punto di vista, alcune polemiche di sapore tutto locale - l’ultima in ordine di tempo sulla sostituzione dello storico schermo gigante - lasciano il tempo che trovano. Il nuovo Festival di Locarno vive soprattutto nel presente e anche nel futuro. È il paradosso del cinema.