Le donne e la crisi di mezz’età di Montalbano

Caro Carlo Silini, recentemente, parlando della festa della donna lei ha scritto che è «un modo cortese per chiuderne le bocche, infilandovi un cioccolatino» (Corriere del Ticino 8 marzo 2021). Io vedo di peggio: si strombazza con enfasi cosa si dovrebbe cambiare per non cambiare nulla! Come ha fatto, con un tempismo agghiacciante, l’otto marzo scorso la RAI, mandando in onda un sorridente Camilleri che assolve con una frase complice il suo personaggio, Montalbano che, poverino, ha la sua crisi di mezz’età. Infatti, ci è toccato guardare una puntata in cui il famoso commissario, senza nessun apparente rimorso, in pochi giorni riesce a perdere la testa per una giovane nuova collega e, pur dicendole quanto sia importante per lui la lunga relazione con la fidanzata storica, riesce comunque in poche mosse a portarsela a letto all’insaputa dell’ignara assente. Ma come ci si può aspettare che cambi la mentalità degli uomini contrabbandando ancora come un incidente normale un simile modo oltraggioso d’agire di un personaggio ammirato da milioni di uomini? Ancora tv diseducativa!
Marilli Amsler, Agno
La risposta
Cara Marilli Amsler, ho visto anch’io quell’episodio. L’inossidabile commissario pare aver esaurito la spinta propulsiva nei confronti di Livia, sua morosa storica. Sarà che non è uno scherzo infiammare i carboni di una relazione che i due vivono da secoli a distanza di migliaia di chilometri. Sarà che il ciclo vitale del loro amore sembra vicino alla fine. Fatto sta che quando si trova davanti una collega piacente e molto più giovane di lui, perde la trebisonda e ci si tuffa a pesce.
È una svolta molto camilleriana nella saga di Montalbano. Lo scrittore, infatti, si è inventato un personaggio che sul piano privato non si butta mai definitivamente nella storia con Livia. L’amore funziona perché lo impegna a intemittenza. Forse non è fatto per una relazione «normalmente stabile». Ogni tanto ha una sbandata, le tentazioni non gli mancano, ma poi torna all’ovile. Non è un traditore seriale, ma neppure un modello di fedeltà. Un uomo poco rassicurante, da questo punto di vista. E allo stesso tempo un pugnace nemico del male, prima ancora che dei criminali. Spesso, per ottenere giustizia, aggira leggi e regole, in barba alle procedure ordinarie. Non so se rispecchi il prototipo del maschio immaturo in costante ricerca di nuove prede sessuali. Fa solo ciò di cui è convinto. E in amore Livia non lo convince più. Troppo comodo mollarla per la prima che passa? Scorretto nei confronti delle donne (di Livia)? Non sarà una storia edificante, ma è una storia. E Camilleri scriveva gialli, non catechismi. Raccontava ladri, assassini, fedifraghi e fedifraghe. Qui ha messo in scena un maschio che delude la compagna di una vita, lasciando a noi la libertà di giudicarlo. Lei ha tutto il diritto di sentirsi infastidita (anche dal fatto che altri, fan del protagonista, l’avranno assolto o invidiato). Ma non è colpa di Camilleri se i geni della RAI hanno deciso di trasmettere il teatro delle sue debolezze umane proprio la sera dell’8 marzo, festa della donna.