La posta di Carlo Silini

Parlare chiaro sulle tariffe per le case anziani

Scrivete a [email protected] con menzione: per Carlo Silini
© Cdt/Chiara Zocchetti
Carlo Silini
12.03.2022 06:00

Qualche settimana fa siamo stati informati sul potenziamento dei servizi dedicati ai vecchi, affinché possano restare a casa loro il più possibile. Una decisione molto bella, molto sociale, molto rispettosa della terza e quarta età. Scudo, Croce Rossa, pasti a domicilio, aiuto infermieristico, e via di seguito. Però, però: chi potrà beneficiare di questi aiuti? Se non sono mal informata, ne beneficeranno unicamente i redditi bassi, chi gode della complementare. Infatti: nessuno ce lo ha mai detto, tutti gli aiuti vengono «tassati» secondo il reddito. Chi ha un reddito medio, diciamo AVS e un decente secondo pilastro, verrebbe a pagare delle tariffe superiori a quanto pagherebbe ad avere degli aiuti privati, dei pasti concordati con qualche ristorante ecc. Per concludere: autorità interessate e media, pubblicate una volta tanto tutti i tariffari. Questa è informazione. Eviteremmo tante illusioni e altrettante tante sorprese.

Delia Riberti, Lugano

La risposta

Cara Delia Riberti, immagino che lei si riferisca alle notizie della fine dell’anno scorso, quando Raffaele De Rosa ha presentato la pianificazione integrata per il periodo 2021-2030. Prima di entrare in materia sui tariffari è bene chiarire il quadro generale. In quell’occasione il direttore della Divisione dell’azione sociale e delle famiglie Gabriele Fattorini ha spiegato che in Ticino (cito l’articolo di Nico Nonella del 16 dicembre 2021) «verranno aumentati le ore di assistenza e cure a domicilio per abitante (+62%), i posti letto nelle case per anziani (+26%, ossia 1.180, di cui 870 già autorizzati) e le prestazioni dei servizi d’appoggio (+105%)». Una piccola rivoluzione la cui gestione annuale costerà 340 milioni di franchi (l’80% a carico del Cantone, il 20% a carico dei Comuni) a cui vanno aggiunti 346 milioni di franchi di investimenti nelle case per anziani (il 60% a carico del Cantone).

L’idea, insomma, è di rafforzare soprattutto l’aiuto a domicilio. Non a caso, tra le priorità vi è anche il riconoscimento delle prestazioni delle collaboratrici familiari e la revisione delle tariffe di economia domestica. Il progetto a noi sembra sensato, perché riuscire a trattenere a casa propria gli anziani il più a lungo possibile ci pare la prospettiva non solo più sostenibile dal punto di vista economico, ma anche più piacevole dal punto di vista umano. Del resto, col tasso di crescita della popolazione anziana (stando all’Ustat entro il 2030 la popolazione ultraottantenne ticinese aumenterà del 50%: dagli attuali 24’171, si salirà a quota 36’319) è difficile immaginare alternative migliori. Si prevede che anche la fascia di età tra i 65 e i 79 sarà in netto aumento entro il 2030: dai 135mila circa del 2018, ai quasi 174mila tra una decina di anni. Vogliamo creare più case per anziani che case di abitazione? Non credo proprio. Venendo ai tariffari: la sua è una giustissima osservazione, ma è prematura. La questione della retta degli utenti di una casa per anziani verrà infatti affrontata nei prossimi mesi. Portiamo pazienza e ne sapremo di più.