Fatti Nostri

Stop alla «politichetta» di paese

Ci vuole una classe dirigente in grado di prendere decisioni anche impopolari, nell’interesse del Paese e dei suoi cittadini - La prima puntata della rubrica del CdT
Prisca Dindo
04.01.2023 07:00

Ci siamo appena lasciati alle spalle un intenso 2022. Siamo usciti dalla fase acuta della pandemia, consapevoli però che non ci libereremo presto del coronavirus e delle sue varianti. Nel contempo siamo stati travolti dall’orrore di una guerra scoppiata sulla soglia di casa nostra. Dall’invasione dei carrarmati russi in terra ucraina è passato quasi un anno e gli effetti del conflitto pesano anche sulle nostre economie.

Il carrello della spesa si è fatto più costoso e gli anziani cominciano a faticare ad arrivare alla fine del mese. Impresari e artigiani non riescono più a rispettare i preventivi per l’aumento imprevedibile del costo delle materie prime.

Viviamo in un mondo globalizzato, dove uno starnuto a Helsinki rimbomba fino a Buenos Aires. Nemmeno il nostro piccolo Ticino ne è immune: se qualcuno a mille miglia da noi decide di chiudere i rubinetti del gas, anche noi rimaniamo all’addiaccio.

Ci sono poi altre incognite che angosciano la nostra quotidianità. A cominciare dall’inarrestabile impennata del costo della cassa malati e dei salari che non bastano più a coloro che già vivono appena al di sopra della soglia della povertà.

Non sorprende che molti ticinesi abbiano deciso di indossare le vesti del frontaliere all’incontrario. Lavorano nel nostro Cantone ma vivono oltre confine, dove la vita costa molto meno. Il loro stipendio li fa «ricchi» in Italia e poveri in Ticino.

Abitiamo però un paese meraviglioso, con magnifici laghi, un clima propizio, poca criminalità e tante cose belle da intraprendere. Questo ci da speranza.

Quello appena iniziato sarà un anno elettorale. Ad aprile sceglieremo chi ci rappresenterà in Governo e nel Parlamento cantonale, mentre in autunno eleggeremo coloro che siederanno per noi sotto la cupola federale.

Il mio auspicio per questo nuovo anno è che i nuovi eletti riescano ad avere una visione più ad ampio respiro per il nostro Cantone. Il momento è difficile, ciò è innegabile. Ma finché si naviga a vista seguendo logiche di «politichetta» di paese non ne usciremo facilmente.

Ci vuole una classe dirigente in grado di prendere decisioni anche impopolari, nell’interesse del Paese e dei suoi cittadini. Secondo me il Ticino potrebbe farcela. Secondo voi? Cosa vi aspettate da questo 2023? Scriveteci un messaggio WhatsApp allo 079 674 95 21 o una mail a [email protected].

LE VOSTRE OPINIONI: 

Chi ci indica la strada da seguire?

Condivido pienamente il suo articolo. Purtroppo abbiamo una classe dirigente a livello nazionale, cantonale e comunale priva di una visione del futuro.Ho sempre immaginato che il vero politico non sia «colui che segue la strada indicata dai cittadini, ma colui che indica ai

cittadini la strada da seguire».

Elio O.

Architetto, Chiasso

«Ridateci gli Ibra della politica »

È peccato dirlo ma dovrebbero ridare spazio ai grandi vecchi, persone che hanno maturato grande esperienza, lavorato e anche commesso errori in passato, ma che hanno una cultura, esperienza di vita e soprattutto una visione ora disinteressata a livello di ambizione personale ed economica, con lo scopo unico di dare al paese e alle persone ciò che la società a dato a loro. Dare in mano il paese ad alcuni giovani, non tutti, non voglio generalizzare, potrebbe essere molto rischioso in questo momento storico. Il Ticino non può ora permettersi di avere solo apprendisti della politica (anche ma non solo). Vedi alcuni giovinastri, bravi e intelligenti nei ruoli chiave di alcuni partiti. Un qualche vecchio senatore abbinato ai giovani promettenti e formati. Metafora calcistica....uno o due Ibra per ogni partito, che gioca poco ma quando parla o ti aspetta negli spogliatoi sai che hai fatto pipì fuori dal vaso.....non so se mi spiego!

Jonathan R.

Faido

«Vorrei meno arrabbiati»

Quest'anno con il 2023 per la prima volta non mi aspetto niente di nuovo. In seguito a diversi eventi, ho smesso di credere nel mettere un punto e nei nuovi inizi. La storia ce lo insegna ma noi tendiamo a dimenticarlo, è tutto sempre a cicli. Ci illudiamo spesso di poter «chiudere con il passato» e «ricominciare da zero» ma poi non è mai così, perché il passato esiste, ci tormenta, e se cerchiamo di nasconderlo prima o poi verrà a galla.

Nel 2023 ci vorrei tutti un po' meno arrabbiati per errori che oramai sono stati fatti, ci vorrei coscienti di quegli errori e pronti a trasformarli in opportunità e sfide. Nel 2023 vorrei fossimo coscienti del passato, portandocelo nel futuro e trasformandolo nel presente.

Rossella

Studente, Bellinzona

Occorre un cambio di paradigma

Credo che le elezioni saranno il punto di svolta per la politica ticinese, improvvisamente da maggio ci troveremo a fare i conti con bilanci deficitari, necessità di effettuare tagli, aumentare le entrate e chiedere ai ticinesi di tirare la cinghia. Vedremo così il fallimento delle politiche implementate negli ultimi anni e a pagare sarà il ceto medio e i dipendenti dell'Ente pubblico. Occorrerà riflettere su di un cambio di paradigma.

Filippo P.

Esperto fiscale, Novazzano

Spero che la pandemia ci lasci in pace!

Dal prossimo anno, mi aspetto e mi auguro di potermi ritenere soddisfatta e felice di ciò che ho raggiunto. Spero che tra un anno potrò guardarmi alle spalle ed essere felice del mio 2023 sia per quanto riguarda i miei obiettivi professionali sia per la mia vita personale. Secondo me questo non implica per forza l'essere diventata "una persona migliore" ma semplicemente l'aver fatto il possibile per raggiungere i propri scopi con le proprie forze ed abilità.

Poi, in maniera più "globale", dal 2023 mi aspetto che la ripresa dopo la pandemia continui in maniera positiva. Spero di poter tornare e continuare a viaggiare, uscire con gli amici e fare qualsiasi attività senza problemi e con spensieratezza perché personalmente è una cosa che mi è mancata tantissimo negli ultimi due anni.

Mi aspetto anche che si continui a fare dei passi avanti per risolvere i problemi umanitari (fame nel mondo, malattie, abusi, ecc.) e ambientali (tutti i fenomeni dovuti al cambiamento climatico). Per quanto mi riguarda, non intendo stravolgere la mia quotidianità (così come penso che nessuno si aspetti o abbia intenzione di farlo) ma spero di fare giorno dopo giorno dei piccoli gesti per migliorare la situazione.

Infine, ma non meno importante, mi aspetto che si inizi a trovare delle vie di uscita da tutte le attuali situazioni di crisi e di guerra nel mondo (e non solo la guerra in Ucraina, anche se questa è per certo quella che ci tocca più da vicino).

Gianna

 

Dobbiamo tornare a sognare

Ha perfettamente ragione, ci vuole coraggio e visione, la voglia di sognare e crederci, ma non solo a livello politico, anche a livello industriale. Le qualità ci sono, le personalità esistono, ma troppo spesso lasciano un cantone ripiegato su sé stesso e ancora alla ricerca della propria identità per trovare uno sbocco Oltralpe. Ci vuole un progetto condiviso. e anche i media devono fare la loro parte.

MIchele M.

Dirigente aziendale,Renens

«Basta calci nel sedere!»

La difficoltà di trovare un lavoro a tempo pieno alla mia età ha trasformato gli ultimi anni della mia vita in un vero e proprio incubo.

Sono stata lasciata a casa dopo più di trent’anni di lavoro perché la ditta per cui lavoravo ha deciso di chiudere l’attività.

Da lì in poi un susseguirsi di risposte negative. Troppo vecchia per alcuni, troppo qualificata per altri, troppo l’80 o il 100% di occupazione…. Sempre troppo troppo troppo. La verità è che costo in oneri sociali e che a nessuno importa della mia esperienza professionale decennale.

Per ora ce la faccio a sbarcare il lunario, a tutt’oggi continuo a tappare i buchi. Sono abituata a fare sacrifici. Non ho figli, non devo pensare a nessuno.

Malgrado ciò continuo a sperare in una svolta professionale perché di natura sono un’ottimista, e lo sono ancora nell’affermare che non mi aspetto nulla di negativo dal 2023. Spero soltanto di non ricevere l’ennesimo calcio nel sedere!

Buon Anno a tutti.

Den

Disoccupata, 53 anni, Preonzo

Politici mai usciti dal Cantone

Mi si permetta di rispettosamente dissentire! Una classe dirigente che non ha mai messo il naso fuori dal cantone, che occupa o ha occupato posti cantonali o parastatali da anni non può che avere una visione di “politichetta”! Non ci si può aspettare altro se non si può avere un vero ricambio generazionale in ambito politico limitando i mandati o le cariche simultanee, come credere che le nuove generazioni si interessino alla politica cantonale se in politica non c’è spazio per decenni? Politici che passano decenni a Berna poi tornano come municipali, municipali che hanno sedie a Bellinzona e a Berna e altri che oltre alle sedie politiche hanno sedie in associazioni professionali non dimenticando i consigli delle controllate cittadine o cantonali … come credere che si possa fare politica d’ampio respiro se non si è mai usciti dal cantone?

Luca T.

Dirigente aziendale, canton Friborgo

«C’è troppo allarmismo »

Oggi sarei contento se avessi studiato più storia e magari un po’ di filosofia perché mi trovo in un mondo strano, difficile da interpretare e mi devo basare su quanto letto e vissuto durante gli ultimi 50 anni, a partire dalla guerra del Vietnam contro la quale avevo dimostrato sul Viale della Stazione. Conflitti armati in Europa e mondiali di calcio a Doha, minuziosa scelta di aggettivi per essere «gender correct» e condanne per omosessualità. Ho l’impressione che altri stiano vivendo oggi il loro Medio Evo con tanto di inquisizione, streghe, pire, patiboli e martiri. L’essere umano non impara purtroppo mai dalla Storia e la pace nel mondo resta un’utopia. La secolarizzazione e l’illuminismo non potranno mai raggiungere ogni angolo del pianeta (anche perché è tondo…;-) e non esistono sistemi perfetti di governo nemmeno tra le democrazie. I problemi da affrontare ci sono, ma un po’ meno allarmismo e meno sensazionalismo nei media sarebbe auspicabile per non creare costanti ansie tra i più fragili. Malgrado tutto resto ottimista e mi aspetto un 2023 di dialogo tra le superpotenze affinché non vengano minati oltre misura i fragili equilibri. Auguro un nuovo anno di salute e di serenità.

Corrado

albergatore, Muzzano

Guardiamo avanti con entusiasmo

Dai Renzo , mi dice Prisca, scrivi anche tu una decina di righe sulle tue aspettative per il 2023. Dieci righe, ma di che lunghezza,con quale carattere poiché più il carattere è grande prima arrivi in fondo allo scritto. Io sono stato un artigiano, ora iscritto al quinto corso di nullafacente, per cui le penne e le matite le ho usate molto nella mia vita ma più per fare schizzi, disegni e conti che per scrivere articoli su giornali. Complici la luna piena e gli acciacchi dell’età, ho passato diverse ore nelle ultime due notti a pensare cosa avrei potuto scrivere. Mi sono venute anche diverse belle idee solo che il mattino seguente al momento di buttarle giù non ricordavo più niente delle elucubrazioni notturne. Di sicuro so però che l'anno che verrà non potrà essere peggiore di quello che stiamo salutando. Tutto dipenderà purtroppo da decisioni che noi, come sempre, non potremo cambiare, comunque guardiamo avanti con entusiasmo non lasciandoci impressionare dal primo ostacolo.

Renzo V.

Pensionato, Manno

Via i partiti!

È ovvio che ha ragione, ma per far questo si devono finalmente eliminare i partiti… e ci si arriverà, è questione di tempo.

Yuri C.

Dentista, Vezia

Non sopporto le Cassandre

Tutti abbiamo problemi, difficoltà, piccole e grandi disgrazie. Ma penso pure che gran parte dei problemi possano essere risolti. E che risolverli sia, assieme alla ricerca della conoscenza, la sfida e il senso della vita stessa.

In questa visione gli scenari apolicattici ed il terrore per il futuro non trovano posto. Ho sempre aborrito le Cassandre, perché ci pongono in un’atteggiamento di impotenza e di rassegnazione, che giocoforza influirà sul futuro stesso. Ogni inizio dell’anno -più precisamente il giorno dell’Epifania- io e le mie amiche celebriamo una sorta di “Sabba”, nel quale eseguiamo dei riti, che qui non posso svelare, ma il cui senso è quello di “bruciare” ciò che è andato storto nell’anno vecchio e di “benedire” ciò che vorremmo realizzare nell’anno nuovo.

Quella che potrebbe sembrare una puerile pratica magica, contiene in realtà il germe stesso del “progettare”, ovvero di quel processo critico e creativo, che consiste nell’inventarsi il futuro, imparando dagli errori del passato. Buon 2023 a tutti.

Carola

architetta, Lugano

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